Ferrara, finti certificati ai detenuti. Video e dialoghi al setaccio
Ex dottoressa del carcere accusata di falso e peculato
Ferrara Voci e immagini a confronto. Ieri l’udienza del processo che vede l’ex dottoressa del carcere di Ferrara Carmen Salvatore accusata di aver compilato falsi certificati medici a beneficio del detenuti, sono stati passati al vaglio i video girati nell’ambulatorio della Casa circondariale corrispondenti alle intercettazioni ambientali eseguite nel corso delle indagini e che, insieme a intercettazioni telefoniche e pedinamenti all’esterno, hanno costituito il corpo dell’accusa. In uno dei video, del 16 gennaio 2022, l’imputata incontra un detenuto e, dopo avergli fatto cenno di tacere o comunque parlare a voce bassa, gli consegna quello che sembra un plico arrotolato. In un video precedente, lo stesso giorno, il detenuto riceve un prodotto confezionato, e dopo averlo messo prima nella tasca dei pantaloni e in quello della giacca, lo nasconde in bocca. Su questa produzione documentale è stato chiamato ieri a deporre un ispettore del Nir, il Nucleo investigativo regionale della Polizia penitenziaria che svolse le indagini coordinate dal pubblico ministero Ciro Alberto Savino.
Carmen Salvatore, 54 anni, era stata assunta con contratto libero professionale per garantire l’assistenza sanitaria all’interno del carcere, e rimase in servizio dal maggio 2021 al marzo 2022, un periodo quasi coincidente con quello dei fatti contestati, che va dal settembre 2021 al marzo dell’anno successivo quando venne arrestata (e successivamente scarcerata). Deve rispondere di induzione indebita, atti falsi in concorso e peculato. Secondo l’accusa, avrebbe indotto un ex camorrista a prometterle 200mila euro in cambio di un’attestazione di incompatibilità con il carcere per intenti suicidari.
Le indagini si erano concentrate anche su un ammanco di otto pasticche di Subutex dagli armadi dell’infermeria, rilevato il 20 gennaio ma la cui sottrazione è stata stimata - sulla base della frequenza dei controlli - tra il 16 e il 18 gennaio del 2022. Si tratta di un oppiaceo con effetti stupefacenti e che, ha dichiarato l’ispettore, è piuttosto ricercato tra i detenuti sia per assumerlo, sia per conservarlo (dopo aver finto di ingoiarlo se prescritto) e cederlo ad altri. Pasticche che secondo la procura la dottoressa (che secondo il testimone era in servizio «quasi h24») avrebbe ceduto a un detenuto, e da qui l’accusa di peculato. Le imputazioni riguardano anche l’introduzione in carcere di un telefono cellulare (accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione) e il tentativo (poi non andato a termine) di procurare al detenuto camorrista un etto di hashish. Il processo riprende a gennaio.l
A.M.
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