Una vita per i diritti. L’ultimo saluto a Marisa Barisoni, pioniera della Cisl a Ferrara
Grandi battaglie per i lavoratori e le donne, con 73 anni nel sindacato: dalla piattaforma alla Lombardi – dov’era “ragazza dei fruttini” – ottenuta dopo 27 giorni di sciopero a quando affrontò un camorrista-caporale lottando per la legalità tra i braccianti del sud
Ferrara Per 73 anni è stata iscritta alla Cisl, ma era nata sindacalista: lo era già da bambina senza ancora saperlo. Una vita per i lavoratori, perché ottenessero più diritti e migliori condizioni economiche; per le donne, per la loro dignità, indipendenza e autonomia come le aveva fatto capire la mamma Carmen, ragazza madre coraggiosa «che non ha mai detto una bugia». E poi per gli anziani, per sottrarli alla sorte dei ghetti e dei “cronicari”.
Quanto ha speso bene Marisa Baroni i suoi 91 anni prima di chiudere gli occhi, lucida e vigile fino all’ultimo istante. Ieri nella sede della Cisl di Ferrara si è tenuta la camera ardente per rendere omaggio a una donna straordinaria e oggi alle 15.30 nella Chiesa dell’Addolorata di corso Piave si terranno i funerali. Era nata a Ferrara nel 1934, ma a otto anni già lavorava come apprendista sarta e come molte bimbe della sua generazione gli studi si fermarono alla quinta elementare. A diciotto anni l’ingresso in fabbrica, alla Lombardi, una “ragazza dei fruttini” addetta alla pesatura, ma già con lo sguardo e la testa oltre la quotidianità del mestiere, verso un orizzonte più ampio che sapeva di futuro e progresso, di emancipazione e rivendicazioni. Accompagnata da una certezza insita nella sua profonda spiritualità: poter sempre contare su «una mano che mi protegge», sia nel momento in cui era chiamata a compiere una scelta (un’esistenza di traslochi, la sua), sia quando affrontò un camorrista-caporale lottando per la legalità tra i braccianti del sud.
La sua palestra fu la Gioc, la Gioventù Operaia Cattolica; la sua università – come confidò lei stessa ad Anna Vinci nel bel libro intervista “Un’avventura sindacale” – il Centro Studi di Firenze dove frequentò il primo corso di formazione femminile, incoraggiata da Sandra Codazzi sua mentore e amica, e trampolino di lancio per la militanza a tempo pieno come responsabile degli alimentaristi Cisl. Un impegno che la portò a Roma, senza mai interrompere il saldo legame con Ferrara. Tante le sue battaglie, locali e nazionali. Dalla piattaforma alla Lombardi ottenuta dopo 27 giorni di sciopero (tredicesima, cassa mutua, una mensa per non dover più mangiare sedute sulle casse di frutta), all’attenzione ai diritti civili, dall’opera di informazione tra le operaie per aumentare gli iscritti Cisl (e che le valse il soprannome di “cane da tartufo” per la capacità di individuare le più propense) alla volontà di unificare tutti i contratti del settore alimentare equiparandoli a quello più alto degli zuccherieri.
E quando, nel 1985 è tornata a Ferrara, è stato solo l’inizio di altre tre vite: la prima come segretaria provinciale dei pensionati Cisl, incarico che ha ricoperto per tre mandati fino al 1999 . Per altri dieci anni, fino al 2009, è stata presidente dell’Etsi, l’ente turismo della Cisl che si trovava in cattive acque e che l’allora segretario generale D’Antoni le propose di gestire confidando sulle sue doti da risanatrice dei bilanci per le quali fu chiamata “Andreatta”. Infine la presidenza di Anteas, senza mai perdere di vista le due regole che hanno governato il suo lungo cammino: «Non perdere mai il contatto con la realtà» e, in un mondo di uomini «non diventare un maschiaccio» e conservare la sua grazia femminile.
A ricordare Marisa, il segretario generale Cisl Ferrara Giuseppe Tagliavia con un racconto che ne restituisce la personalità: «Qualche settimana prima della mia elezione a segretario generale venne nel mio ufficio dicendomi, con un sorriso dolce e incoraggiante, “tra un po’ tocca a te Giuseppe” e mi diede un foglio, rigorosamente, scritto a mano in cui aveva condensato i suoi pensieri sul ruolo del sindacato, dicendomi: “se non ti offendi ti ho portato alcuni miei appunti che avrei piacere di consegnarti, tieni conto che sono il pensiero di una novantenne”. Offendermi io! Sono onorato del tuo gesto cara Marisa – le risposi. Gli appunti erano di una lucidità spiazzante. In quelle poche righe aveva espresso il suo pensiero quasi come fosse un testamento sindacale: “bisogna essere solidali e promuovere la solidarietà, il Sindacato deve stare vicino alle persone, deve andare incontro alle persone e non aspettare che siano loro a venire nelle nostre sedi, solo così il Sindacato ha ragione di esistere…. ”. Grazie Marisa».
Parole commosse da Paolo Paramucchi, ex segretario Cisl e presidente Anteas «quell’associazione di volontariato che lei stessa aveva fatto nascere a livello nazionale dalle costole della federazione pensionati Cisl. In questi anni ha diretto e fatto crescere l’associazione in tutta la provincia. “Fino a quando il Signore mi lascia questa testa e un pochino di energia nelle gambe andiamo avanti” mi diceva sempre. Ora la testa e le gambe sono solo le nostre, ma non abbiamo timore perché, come mi diceva sempre, “Dio vede e provvede, non aver paura Paolo perché andrà tutto bene».