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Il caso

Cento, ragazzini terribili in comunità: «Controlli sì, demonizzare no»

Francesco Dondi
Cento, ragazzini terribili in comunità: «Controlli sì, demonizzare no»

L’assessore Delogu: «Sbagliato infondere panico tra la gente»

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Cento Due comunità per minori, una a Corporeno e l’altra a Renazzo; la prima è ormai storica, accoglie ragazzini con seri problemi comportamentali, la seconda è piuttosto recente ma ha già dato più di un problema tra cui un incendio appiccato per ripicca da uno dei giovani ospiti. Le due comunità da tempo sono al centro del dibattito paesano, ogni volta che accade qualcosa che vede coinvolti minorenni subito la mente corre a quelle strutture. L’ultimo caso riguarda la lite avvenuta giusto una settimana fa a Corporeno dove un uomo è rimasto ferito mentre altri giovani si sono messi alla caccia del giovane aggressore in una sorta di spedizione punitiva. Quel ragazzino è ospite di una casa di accoglienza, elemento che ha riaperto il confronto.
«Non infondiamo paura e sfiducia nei nostri cittadini - premette l’assessore alle Politiche sociali, Dalila Delogu - Ci tengo a dire che la situazione è monitorata e controllata. Posso anche dire che non sono preoccupata per due motivi: da tempo non riceviamo lamentele dei cittadini soprattutto da Corporeno, ciò significa che la comunità è comunque inserita nel tessuto cittadino; in secondo luogo mi fido della capacità di reazione di Comune e Ausl, che possono intervenire ed eventualmente portare anche alla sospensione del servizio». L’assessore, però, ci tiene a spiegare l’iter di apertura della comunità: «Non basta una Scia per ottenere l’autorizzazione - dice, rimarcando invece la complessità del percorso burocratico - C’è un’istruttoria in cui l’Ausl è coinvolta sia sul fronte tecnico che nell’indagine sul personale e la funzione che svolge. Quando una domanda di apertura ha superato il vaglio dell’Azienda sanitaria allora il Comune completa la documentazione. Allo stesso tempo, però, se nelle comunità o se gli ospiti fanno qualcosa di inadeguato scatta una segnalazione che attiva una procedura di indagine. Viene richiesta una relazione e si inizia a capire come agire».
Il Comune è spesso osservatore dell’evoluzione dei singoli casi: «So che ci sono episodi che fanno discutere, ma non serve demonizzare. Cento è ben consapevole della situazione, facciamo tanta prevenzione, atteggiamento che dal nostro punto di vista è indispensabile per disincentivare certi atteggiamenti o comportamenti. Tuttavia puntare il dito contro le comunità, invocarne la chiusura o non capirne la missione è limitativo: l’allontanamento del minore da casa è soltanto l’ultima soluzione ma non possiamo negarcela quando ci sono casi assai complicati». Intanto le ispezioni continuano e i contatti del municipio con le due strutture private (anche se tali non si possono considerare data la loro funzione rieducativa) proseguono alla pari degli interventi delle forze dell’ordine, spesso sollecitate per affrontare certi atteggiamenti di violenza, microcriminali o di bullismo in città o a scuola. 

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