Massimo, il ferrarese che fotografa per la Nasa
Massimo Di Fusco ha immortalato la nebulosa Calamaro Gigante dal balcone di casa: «Quinta volta che l’agenzia spaziale sceglie una mia foto come immagine del giorno»
Ferrara Quante volte sarà capitato di buttare gli occhi al cielo di notte e rimanere con il naso all’insù a fissare il mare di lucette che dipingono la volta buia sopra la testa. Miliardi di miliardi di stelle che spesso rincorriamo con il dito per riconoscere gruppi e costellazioni. Ma c’è qualcuno che non si limita ad individuarle con la mappa stellare alla mano o sul cellulare e va a caccia di quei corpi celesti per immortalarli. E qui sovviene un altro problema: rendere attraverso una fotografia ciò che appare agli occhi. Esistono però camere di ripresa che permettono di andare ben oltre lo sguardo umano, consentendo di cogliere particolari e sfumature che ad occhio nudo sarebbe impossibile afferrare.
Occorre dotarsi di un’attrezzatura sofisticata. Massimo ce l’ha e da Ferrara scruta il cielo con il telescopio e scatta foto alle stelle: per rendersi conto di quanto possa essere delicata quest’operazione, basti pensare che l’ultima sua immagine ha richiesto più di ottanta ore di esposizione. «Sono mille foto da cinque minuti, ci ho messo due mesi a farla», ci dice Massimo Di Fusco, 41 anni originario della provincia di Latina che oggi vive a Ferrara. L’ultima foto che ha scattato è quella della nebulosa Calamaro Gigante, che proprio ieri è stata selezionata dalla Nasa come immagine astronomica del giorno e comparsa sul sito dell’agenzia spaziale americana. «È la quinta volta che succede – riferisce lui –: mi è arrivata a sorpresa l’email dal prof. Jerry Bonnel e per la quinta volta sono rimasto a fissare il cellulare incredulo. È comunque la prima occasione in cui mi viene conferito questo riconoscimento per una nebulosa… finora erano sempre state scelte immagini di ammassi globulari e la soddisfazione è ancora maggiore perché ho scattato questa foto molto difficile dal balcone di casa a Ferrara».
Ma esattamente come si scatta un’immagine simile? «Si equipaggia il telescopio a treppiedi con una montatura che segue la rotazione apparente delle stelle e poi si montano le camere di ripresa – spiega Massimo –. Il telescopio guida permette di inquadrare in maniera fissa una stella, così che le foto non vengano mosse. Poi ci sono software per acquisire le immagini: si tratta di una fotografia a lunga esposizione». A lavoro terminato, Massimo pubblica la fotografia e la invia ai siti che si occupano di astronomia. «La prossima pubblicazione ritrae la regione di Mu Cephei» ci rivela il 41enne, una stella supergigante rossa visibile nella costellazione di Cefeo. La difficoltà è data anche dall’inquinamento luminoso e in città non è per nulla semplice ottenere risultati come quelli di Massimo. E pensare che quella per le stelle è “solo” una passione: «Me la porto dietro dall’adolescenza – ci racconta – dalla quinta liceo quando si studia astronomia. Poi ho comprato il primo telescopio a 18 anni, nel 2001: all’inizio lo usavo come visuale per guardare dall’oculare e successivamente l’ho abbandonato nel garage, finché nel 2020, con il lockdown l’ho rispolverato. Nella vita faccio tutt’altro: laureato e con un dottorato in chimica alla Sapienza di Roma, ho iniziato a lavorare con un assegno di ricerca all’Università di Bologna e dopo alcuni anni ho mollato e sono andato a lavorare nel pubblico, in un’azienda di cosmetica. Mi sono trasferito a Ferrara perché mia moglie è di qui». Intanto Massimo continua a coltivare la sua passione, anzi a lanciarla nello spazio.
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