Emergenza caldo nei cantieri edili. I sindacati ferraresi: «Salute a rischio, serve una legge»
Cgil, Cisl e Uil chiedono il massimo rispetto dell’ordinanza regionale sugli orari. Ma auspicano anche maggiori controlli. Oggi in Prefettura vertice con le imprese
Ferrara Ogni estate è la stessa storia. Ogni estate è più calda della precedente. Non è più (se mai lo è stato) un modo per far passare il tempo, come una volta si diceva degli inglesi. Ormai, e purtroppo, siamo all’emergenza. Vera. In particolare quella legata a chi lavora nei cantieri edili. Ieri mattina Cgil, Cisl e Uil, con le rispettive sigle di categoria, hanno richiamato fortemente l’attenzione delle istituzioni su quella è forse la problematica di maggiore impatto immediato su chi lavora. Insomma, l’emergenza caldo è ormai una realtà concreta e preoccupante, soprattutto per chi lavora all’aperto. I cantieri edili, in cui sono occupati 5.200 lavoratori solo nel Ferrarese, sono i luoghi in cui il caso si dipana.
«Per questo, per tutelare la salute dei lavoratori – hanno detto Fausto Chiarioni della Cgil, Corrado Pola della Cisl e Carlo Rivetti della Uil – è necessario porre regole stringenti. Cominciando con l’applicare in maniera rigida l’ordinanza regionale (in vigore fino al 15 settembre, ndr) che prevede lo stop del lavoro dalle 12.30 alle 16 se le temperature (anche le percepite) superano i 35 gradi. E bisogna rispettare questi limiti in modo severo, ne va della salute di chi lavora. Un altro tassello sarebbero gli ammortizzatori sociali, tipo la cassa integrazione, che potrebbe pagare le ore che il lavoratore perde a causa del caldo».
L’emergenza caldo, ossia le alte temperature, insomma, non sono solo fastidiose ma espongono i lavoratori a pericoli seri come colpi di calore, disidratazione, malori improvvisi e infortuni dovuti al calo dell’attenzione e della reattività fisica. Nei cantieri edili dove l’attività fisica intensa è spesso accompagnata da esposizione diretta al sole, il rischio aumenta in modo esponenziale. Tanto da portare i sindacati ad avanzare un’altra richiesta: e cioè che lo Stato intervenga con una «legge nazionale» che ponga ordine alla questione una volta per tutte. Su queste basi s’innestano poi varie questioni, come la proposta avanzata dai sindacati, e in corso di discussione in queste ore, di posticipare l’avvio del turno alle 6 del mattino, proposta che tuttavia viene osteggiata da chi abita a una certa distanza dal posto di lavoro. Per rispondere all’emergenza climatica in corso, il Ministero del Lavoro ha sottoscritto, il 2 luglio, un Protocollo nazionale con le parti sociali. Questo documento, destinato a diventare decreto ministeriale, introduce una serie di misure strutturate per ridurre i rischi legati alle alte temperature e garantire la continuità del lavoro.
Gli scenari
Infine, un antipasto di quello che è in programma oggi. Per questa mattina il Prefetto ha convocato un tavolo attorno al quale siederanno, oltre ai sindacati, i datori di lavoro e i funzionari cui sono delegate le ispezioni, vale a dire il servizio protezione dell’Asl e l’Ispettorato del lavoro. Controlli che i sindacati reputano «insufficienti». L’obiettivo da chiarire è di breve termine. In attesa di “linee guida” (cioè leggi) da dover rispettare.