Morti sospette all’ospedale di Argenta. Infermiere in carcere per omicidio volontario
Il Gip di Ravenna ha disposto la custodia cautelare per rischio di inquinamento delle prove e reiterazione del reato. Continuano le indagini della Procura di Ferrara
Argenta È in carcere, accusato di omicidio volontario, l’infermiere di 43 anni indagato per le morti sospette all’ospedale Mazzolani Vandini di Argenta. Martedì la procura di Ferrara ha emesso un fermo di indiziato di delitto nei confronti di Matteo Nocera, su cui gravano pesanti elementi legati al decesso di un paziente di 83 anni, Antonio Rivola, morto il 5 settembre 2024 nel reparto Lungodegenti dell’ospedale argentano.
La richiesta di misura restrittiva è stata presentata d’urgenza per il rischio di gravi ritorsioni contro familiari e colleghi dell’indagato, sospeso dal servizio ma libero. Oggi il Gip del Tribunale di Ravenna (provincia di residenza dell’infermiere) non ha convalidato il fermo perché non ha ritenuto sussistente il pericolo di fuga, ma ha comunque disposto la custodia cautelare in carcere per il rischio di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. Matteo Nocera si trova dunque nel carcere di Ravenna, in attesa che entro 20 giorni si pronunci il Gip di Ferrara, competente per territorio.
La svolta dell’inchiesta che da settembre tiene impegnati la sostituta procuratrice Barbara Cavallo e i carabinieri del Reparto operativo di Ferrara con il supporto dei Nas di Bologna e dei consulenti Giambattista Golè dell’Istituto di medicina legale di Torino ed Enrico Gerace del Centro antidoping di Torino, è arrivata con i risultati degli accertamenti tossicologici e medico legali corroborati dai riscontri raccolti tramite indagini tradizionali, come hanno spiegato oggi il procuratore capo Andrea Garau, la pm Barbara Cavallo, il tenente colonnello Luca Treccani, comandante del Reparto operativo dei carabinieri di Ferrara, e il tenente colonnello Fabrizio Picciolo, comandante dei Nas di Bologna. Sul cadavere del paziente di 83 anni sono state trovate tracce di Esmeron, un medicinale a base di bromuro di rocuronio, un miorilassante che viene utilizzato quando è necessario intubare un paziente, e la cui somministrazione deve essere praticata solo in presenza di un anestesista e di un medico specializzato. Al di fuori di questo utilizzo, il farmaco risulta infatti letale, perché induce la paralisi dell’apparato respiratorio.
I sospetti all’interno dell’ospedale di Argenta erano sorti quando un’infermiera si era accorta di un ammanco di medicinali dal carrello dei farmaci del reparto, e la circostanza - segnalata all’Ausl e quindi alla procura - era stata poi collegata alle morti improvvise (e inaspettate rispetto alle condizioni generali dei degenti) del signor Rivola e di una paziente di 90 anni, Floriana Veronesi, avvenuta il 24 settembre. I funerali erano stati bloccati per poter eseguire le autopsie, e intanto l’attenzione degli inquirenti si era concentrata sulle cartelle cliniche per verificare la coerenza tra il piano terapeutico ed eventuali sostanze riscontrate nell’autopsia. Ma mentre gli esami sulla signora 90enne sono risultati negativi, nel caso di Rivola è stata accertata la presenza dell’Esmeron, farmaco del tutto estraneo alle cure prescritte, e di cui era stato riscontrato l’ammanco di quattro fiale dal carrello dei medicinali del reparto, custodito in frigo. Un ammanco non giustificato, perché non si era verificata l’urgenza di dover intubare nessun paziente. L’ultimo resoconto sull’elenco e le quantità dei farmaci presenti nel carrello risaliva ad agosto e a firmarlo era stato proprio Nocera.
Un’inchiesta complessa, tutt’altro che conclusa perché restano ancora molti elementi su cui fare chiarezza. Gli accertamenti hanno riguardato anche un altro farmaco su cui inizialmente si erano indirizzati i sospetti, il Midazolam, un potente sedativo di cui si erano a sua volta riscontrati ammanchi. L’apertura dell’inchiesta, lo scorso autunno, aveva inoltre acceso un faro sulle morti di una decina di altri pazienti avvenuta nei mesi precedenti al Mazzolani Vandini e che, pur riguardando ricoverati anziani nel reparto Lungodegenti, apparivano inspiegabili. Casi su cui non è stato però possibile cercare riscontri, perché le salme erano già state cremate. Solo per un caso, peraltro, non era avvenuto lo stesso per Rivoli, deceduto il 5 settembre ma i cui funerali erano stati fissati solo il 27 settembre per le tempistiche legate all’amministrazione di sostegno. La procura era intervenuta a bloccare le esequie, appena in tempo.