Dazi Usa, Ferrara diversifica. Export che scende del 16%
I macchinari sono il settore più a rischio, si aprono altri mercati
Ferrara Con un nuovo atto della sua guerra commerciale, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato l’entrata in vigore di dazi al 30% sui prodotti europei a partire da agosto. La Cgia di Mestre ha subito analizzato le conseguenze di questo provvedimento che si tradurrebbero in un danno economico che toccherebbe i 12 miliardi di euro.
Nel solo 2024 l’Italia ha esportato prodotti prevalentemente di media ed alta qualità per oltre 64 miliardi di euro verso gli “states”. D’altro canto però, gli Usa rappresentano “solo” il 5,5% del fatturato totale per le aziende che esportano verso il continente americano. Inoltre, queste realtà produttive hanno mediamente buoni margini per ridurre il prezzo finale dei propri beni da vendere negli States, compensando, almeno in parte, gli aumenti provocati dall’introduzione delle barriere doganali.
Guardando all’Emilia Romagna un altro elemento che potrebbe mettere al riparo le aziende è la grande diversificazione dei prodotti esportati con le prime dieci tipologie che pesano per il 53,9% sul totale di quanto esportato. Gli articoli regionali maggiormente richiesti dall’altra parte dell’oceano sono autoveicoli e macchinari per impieghi generali e speciali per un valore di export che nel 2023 ha superato i dieci miliardi di euro. Sono proprio i macchinari che, nel suo piccolo, Ferrara esporta maggiormente verso gli Stati Uniti con un giro d’affari totale che nel 2024 ha toccato i 280 milioni, in calo rispetto ai 302,5 del 2023. Questi valori rappresentano l’11% delle esportazioni totali della provincia. Un dato confermato anche dalle analisi della Camera di Commercio che nel primo trimestre 2025 certifica come sia l’Unione Europea la principale destinazione delle esportazioni estensi mentre i due grandi player mondiali come Cina e Usa sono in costante calo. Le esportazioni verso il mercato cinese - analizza la Cciaa - sono calate di quasi 13 milioni, che si traducono in un -45,8%. Confermando il trend del quarto trimestre 2024 calano anche le vendite negli Stati Uniti (-16,1%), dove le imprese ferraresi vendono soprattutto macchine per impieghi speciali (il 28% dell’export complessivo del trimestre), comparto per il quale si è registrato un calo di quasi 34 milioni».
Confrontando la provincia con i restati capoluoghi, Ferrara si piazza a metà classifica per volumi d’affari complessivi legati all’export americano. Le città più esposte, con affari da miliardi sono Milano e Firenze, seguite da Modena e Bologna. Nonostante le tensioni commerciali, proprio Modena e Bologna nel 2024 hanno visto un incremento rispettivamente del 5,4% e dello 0,9% per le esportazioni negli Usa. Per dare un peso a questo tipo di economia, basti pensare che nel Modenese il giro d’affari ha sfondato i 3 miliardi di euro mentre nel Bolognese si “ferma” a 2.6. Anche Parma ha fatto registrare nel 2024 un incremento di esportazioni del 16,5% superando il miliardo e mezzo di euro. Numeri simili si registrano a Reggio Emilia.
Sulla costa invece il giro d’affari nel 2024 è stato di circa un terzo: Ravenna 475 milioni di euro, Rimini 379 e Forlì-Cesena 294 con tutte e tre le realtà che hanno visto cali di esportazioni verso gli Usa che vanno dal -12% al -27%. A seguire si trova Piacenza che, sempre nel 2024, ha scavalcato Ferrara (287 milioni contro 280 di export) rendendo il capoluogo estense fanalino di coda.
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