Ferrara, in tanti alla parata musicale per Federico Aldrovandi
Un lungo serpentone ha attraversato le mura fino a via Ravenna per ricordare “Aldro” che il 17 luglio avrebbe compiuto 38 anni
Ferrara «In questi giorni Federico avrebbe compiuto 38 anni. Ma il suo tempo si è fermato a 18. Sta a noi farlo camminare ancora», nelle parole di Andrea Boldrini, amico di Federico Aldrovandi, c’è il senso della “Sound Parade” che si è tenuta sabato pomeriggio lungo le mura cittadine. Una parata sonora che ha visto riunirsi circa trecento persone, per celebrare assieme il mancato compleanno di Aldro, nato il 17 luglio e morto vent’anni fa durante un fermo di polizia.
Un serpentone di cittadini, associazioni, esponenti politici e gruppi di tifoserie arrivati da diverse città, ha attraversato la cinta muraria della città, in bici e a piedi, seguendo un tuktuk con a bordo un dj che diffondeva musica. Partendo da viale Belvedere, si è diretto verso il Torrione di San Giovanni, per poi immettersi nel sottomura a est, fino alla zona di San Giorgio dove percorrendo via Ravenna ha raggiunto il circolo Balck Star per i djset di dj Mais, Pbajo, Paogo Ameschi, Yes, Nsh, Paiaz, Erbolariovario.
«Grazie al Comitato per aver organizzato questo momento e a chi ha partecipato di persona e col pensiero. Federico potrebbe essere il figlio o il fratello di tanti uomini, è bello vedere i suoi amici con le loro famiglie, per me una grande emozione» ha detto la mamma di Federico, Patrizia Moretti.
«In un mondo bastardo e vigliacco, dove uccidere è diventata la normalità, rincuora vedere la presenza di tante persone in un giorno caldo, ma fresco per l'amore che stanno dimostrando. Oggi è un giorno di pace», sono state le parole del papà Lino Aldrovandi.
«Abbiamo organizzato questo percorso collettivo fatto di musica e ballo perché erano le cose che piacevano a Federico – ha spiegato Andrea Boldrini - un giorno di festa con tutti quelli che hanno avuto a cuore la vicenda, ma anche di sensibilizzazione perché Federico non è stato l’unico a subire la peggiore sorte tra le mani di chi avrebbe dovuto difenderlo. Penso a Renato Biagetti, Dax, Stefano Cucchi, Giuseppe Uva, Michele Ferrulli, Andrea Soldi, Riccardo Magherini. Giovani uomini, spesso fragili e soli, che hanno pagato con la vita un sistema che li ha abbandonati. Non è fatalità, ma il prodotto di decenni di scelte politiche e legislative che hanno legittimato l’uso sproporzionato della forza. Dal G8 di Genova - Carlo Giuliani è stato ucciso proprio il 20 luglio di 24 anni fa - alla Legge Reale, dai pacchetti sicurezza ai decreti Minniti e Salvini: si è costruita una cultura del nemico interno, una logica punitiva, una politica della paura che trasforma la marginalità in colpa. Oggi ci troviamo con un sistema che normalizza lo spegnimento delle bodycam, che distribuisce taser, che usa il “fermo preventivo” come intimidazione. E che diffonde l’idea del “Se l’è cercata”. Ma Federico non se l’è cercata, come nessuno di loro. E giustificare quelle morti significa legittimarle. Non siamo contro la polizia come istituzione, ma contro una cultura dell’impunità. Vogliamo una polizia formata, trasparente, autonoma dal potere politico. Che protegga, non che faccia paura. Persone in divisa che si sentano parte di una comunità, non al di sopra o contro di essa. Non smettiamo di pretendere giustizia, e se non arriva dall’alto, costruiamola insieme, dal basso».
Per questo ora le iniziative proseguono con una serata di concerti organizzata per il 2 agosto dal Comitato per Federico assieme all'etichetta discografica Underground Stars Records, che si terrà all'agriturismo "Ai due laghi" di Gambulaga, dove suonerà, tra gli altri, la Banda Bassotti, poi appuntamento per il fitto calendario di settembre che porterà alla commemorazione della morte di Aldro.