Ferrara, detenuti in uscita dal carcere per ripulire parchi e strade
Ampliato il progetto di Comune e associazioni: una trentina di aree in “cura”. I reclusi escono in bici in autonomia, lavorano e pranzano all'esterno
Ferrara Escono dal carcere di via Arginone in bici, raggiungono in gruppo l’area verde dove sono impegnati, si mettono a lavorare di buona lena per l’intera mattinata: poi pranzo alla mensa di Viale K e rientro in carcere, sempre in autonomia. È la routine trisettimanale di un gruppo di detenuti della casa circondariale ferrarese, che sono coinvolti nel progetto “Verde libero” con un nutrito gruppo di associazioni, la direzione del carcere e lo stesso Comune di Ferrara per un fattivo percorso che può fare tanto per il loro reinserimento.
Sabato erano impegnati nella zona a sfalciamento ridotto 21 Novembre, in via Ferrarese, «di solito ci concentriamo sulle annaffiature, ma in questi giorni non ce n’è bisogno visto il clima - racconta Tommaso Mantovani, ex consigliere comunale M5s e referente di una delle associazioni coinvolte nel progetto - Abbiamo effettuato un po’ di sarchiatura e pulizia generale dell’area». Negli altri giorni previsti dalla convenzione, il martedì, il giovedì e appunto il sabato, vengono coinvolte una trentina tra aree verdi, strade con fossi e ciclabili (anche per la pulizia caditoie), parchi e sedi associative. La convenzione è attiva dal 2023 e un paio di settimane fa è stata rinnovata, incrementando sia le associazioni partecipanti che le aree da sistemare: tra le altre sono state aggiunte il Parco Urbano, piazza Ariostea, via Beethoven e Porta Catena. I lavori previsti sono creazione e manutenzione di aiuole, di aree verdi, annaffiatura di piante e aiuole, piccole potature, messa a dimora di alberi e arbusti, pulizia delle aree verdi da foglie e rifiuti, diserbo manuale dei marciapiedi.
La convenzione regola ogni particolare dell’attività. I detenuti che ne beneficiano, da 3 a 6 al giorno, sono individuati dalla Casa circondariale, e devono rispettare in maniera rigida i tempi di spostamento all’esterno del carcere: arrivano sul luogo di lavoro in maniera autonoma e senza attrezzature, sono responsabili della loro bici. «Non esiste alcuna responsabilità né civile né penale nei confronti di queste persone - chiarisce il vademecum per i volontari - Un eventuale mancato rientro al carcere alla fine del tempo di uscita previsto sarà gestito direttamente dal carcere». Con il recente ampliamento, le associazioni coinvolte sono una quindicina, da Progea ai Lions.
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