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Caso Equalize, chiuse le indagini. C’è anche l’investigatore ferrarese

Daniele Oppo
Caso Equalize, chiuse le indagini. C’è anche l’investigatore ferrarese

Luca Cavicchi è indagato per gli accessi abusivi alle banche dati informatiche. L’indagine riguarda un’associazione delinquente che produceva dossier su aziende e vip, a cui comunque il ferrarese era esterno

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Ferrara Sulla richiesta di misura cautelare il Tribunale della libertà di Milano non si è ancora pronunciato e l’attesa dura ormai molti mesi. Intanto la Procura antimafia del capoluogo meneghino ha chiuso le indagini a carico di 15 persone in uno stralcio del mega caso dossieraggio, quello degli hacker delle banche dati, nota come “Equalize”, nel quale è coinvolto anche il ferrarese Luca Cavicchi, 63 anni.

L’investigatore privato, anche se gli viene contestata perfino la liceità dell’esercizio di tale professione, è presente in 14 capi di incolpazione su 202 totali, quasi tutti per concorso in accesso abusivo a sistemi informatici, rivelazione di segreto d’ufficio e uno, appunto, per esercizio abusivo della professione. L’inchiesta però riguarda quella che viene considerata una vera e propria associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistema informatico, corruzione, intercettazioni abusive e rivelazione del segreto d’ufficio. Per l’accusa, produceva dossier su aziende, imprenditori e vip. A capo vi sarebbe stato Enrico Pazzali, ex presidente di Fondazione Fiera Milano ed ex titolare dell’agenzia investigativa Equalize.

La figura di Cavicchi (considerato esterno all’associazione) appare quella di un tramite: grazie all’aggancio con alcuni pubblici ufficiali – uno di essi rimasto ignoto – avrebbe avuto accesso a diverse banche dati nazionali (Inps, Punto fisco, Sdi, Serpico dell’Agenzia delle Entrate) e alle posizioni sia di persone fisiche che di società, delle quali poi solitamente forniva informazioni ad altri soggetti interessati. In più occasioni Cavicchi avrebbe passato le informazioni a Nunzio Samuele Calamucci, figura chiave dell’inchiesta, hacker trovato in possesso di circa 15 terabyte di dati su decine e decine di persone, che poi ha collaborato con gli inquirenti.

Tra le persone spiate c’era anche il noto cantautore Alex Britti. Su di lui Cavicchi aveva chiesto e ottenuto informazioni, con accesso allo Sdi, la banca dati utilizzata dalle forze dell’ordine, a un poliziotto di frontiera in servizio allo scalo aereo di Orio al Serio. Informazioni transitate anche per le mani di Carmine Gallo, l’ex superpoliziotto arrestato a ottobre e morto nel mese di marzo.

«Evidenziamo che Cavicchi non è gravato dall’imputazione di reato associativo – sottolinea il suo legale, l’avvocato Gian Luigi Pieraccini –. I reati che gli vengono contestati riguardano l’esercizio abusivo della professione di investigatore privato e degli accessi abusivi a sistemi informatici che, ad eccezione di un capo di imputazione, sarebbero stati posti in essere in concorso con un pubblico ufficiale a tutt’oggi ancora non identificato. La non identificazione di quest’ultimo soggetto in esito alla chiusura dell’indagine a nostro avviso indebolisce il quadro accusatorio. In ogni caso valuteremo il materiale per elaborare le dovute strategie difensive».

Come detto, su Cavicchi e su altri indagati, da ottobre a oggi il tribunale del riesame non si è ancora pronunciato sulle esigenze cautelari, dopo che il giudice delle indagini preliminari aveva respinto varie richieste di provvedimenti cautelari. Nel caso di Cavicchi aveva giudicato non esservi il pericolo di reiterazione del reato essendo la sua agenzia di “cacciatore di informazioni” sospesa. Per il pm, invece, quel pericolo rimane.

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