La Nuova Ferrara

Ferrara

La storia

Viviana, Comacchio e il Delta del Po: «Sempre in prima linea»

Katia Romagnoli
Viviana, Comacchio e il Delta del Po: «Sempre in prima linea»

A un anno dall’assunzione nell’Ente la vallante si racconta: «Qui non ci sono orari da ufficio, si segue solo la natura»

4 MINUTI DI LETTURA





Comacchio Ad un anno dalla sua assunzione nell’Ente di gestione per i parchi e le biodiversità – Delta del Po, Viviana Carli, giovane biologa comacchiese, traccia un primo bilancio della sua avvincente esperienza professionale, quale prima donna vallante nella storia del comprensorio vallivo lagunare. Laureata in biologia all’Università di Ferrara e prossima alla seconda laurea in ecologia ed etologia, la 29enne comacchiese, oltre a coltivare il grande amore per la natura, è appassionata di viaggi “in ogni luogo del mondo”, di fotografia, ma anche di camminate, trekking in montagna, giardinaggio e pratica jogging. Nel cassetto custodisce un sogno, quello di “diventare una biologa/fotografa naturalista, per esempio sulle riviste del National Geographic”. Preparata nell’ambito del suo campo operativa e dal temperamento forte e determinato, Viviana Carli ha affrontato con dedizione e grinta il primo anno di rodaggio da vallante, custode del Parco (e molto altro).
Ritmi naturali
«Per me la più grande sfida è stata quella di seguire i ritmi della natura. Noi svolgiamo un lavoro quasi sempre all’aperto. Non c’è orario di ufficio. Si lavora presto al mattino – racconta la giovane biologa – e anche in piena notte, per esempio come quando abbiamo svolto il censimento dei daini. Le chiaviche vanno gestite in base al flusso delle maree, quindi c’è necessità di aprirle e chiuderle anche in piena notte o nel weekend». E, continua: «Bisogna sopportare il caldo torrido in estate e il freddo rigido in inverno. Bisogna rispettare le dinamiche della valle e del pesce. Capita soprattutto durante il periodo di pesca di andare prima dell’alba perché bisogna pescare il pesce nel momento giusto, quando arriva al lavoriero. Non è stato facile abituarsi a questi ritmi. La nostra qualifica è operatori ambientali esperti, poiché dobbiamo avere competenze molto ampie, ma allo stesso tempo specifiche. Siamo sempre in prima linea nell’interfacciarci con i problemi del Parco e con le segnalazioni che giungono dai fruitori del parco. Facciamo spesso sopralluoghi per controllare che sia sempre tutto in ordine. Il termine vallante mi piace molto perché, nonostante quello del vallante sia un lavoro ormai legato ai tempi passati e il nostro ruolo oggi si sia evoluto, svolgiamo ancora molte attività tipiche dei vallanti di un tempo e questo ci tiene fortemente legati alle nostre tradizioni. Essere definiti vallanti è come essere custodi delle memorie e delle usanze degli abitanti delle valli, di Comacchio e non solo». Insieme agli altri colleghi neoassunti (tutti maschi, per dovere di cronaca), la giovane biologa si è prefissata lo scopo di restituire alle valli la bellezza del passato, inteso come “migliore stato di qualità ambientale”, pur nella consapevolezza che subsidenza e cambiamenti climatici non agevolino il compito.
Posso farcela
Spicca anche un obiettivo personale, ossia «lasciare un segno in questo territorio che abito, un segno forse invisibile ai molti, perché sarà la natura ad accorgersene. La cosa più importante per me è dare il mio meglio per studiare, conoscere, proteggere e far rispettare la natura del Parco». Sul tema delle pari opportunità e della parità di genere anche in ambito professionale la giovane biologa non ha dubbi. «Non so se la percezione esterna delle persone della comunità sia cambiata da un anno a questa parte. Sicuramente ho saputo dimostrare che sono in grado di svolgere questa professione come chiunque altro. Il problema sta proprio qui, nella necessità di dover dimostrare delle qualità che altrimenti sarebbero considerate scontate. A volte – ammette Viviana Carli -, ho ricevuto qualche frecciatina dai compaesani, ma sono sempre stati molto di più i complimenti ricevuti per aver raggiunto questo importante traguardo. Per quanto riguarda i colleghi, mi ritengo molto soddisfatta e felice della squadra che si è creata. Non ci sono stati limiti e barriere tra di noi; sono stata subito accettata e insieme lavoriamo bene e andiamo d’accordo. Li devo veramente ringraziare per il supporto che mi hanno dato». La giovane biologa ritiene di aver spronato più persone a scegliere professioni in ambito ambientale e naturalistico, anche grazie alla condivisione social degli ambienti che frequenta durante le giornate di lavoro.
Specie a rischio
Tra i momenti più gratificanti, il monitoraggio della fauna con il ricorso alle fototrappole ottenute dai fondi del progetto Discover, finanziato dalla Regione e la vendita speciale alla popolazione, a prezzo calmierato, delle anguille pescate in valle. «Quella mattina ho portato in manifattura quintali di anguille e, dopo l’orario di lavoro, sono andata a comprare quelle due anguille e subito le ho liberate in mare. Ho voluto fare questo gesto simbolico – conclude Viviana Carli -, per trasmettere un importante messaggio alla comunità: quando si parla di una specie a rischio critico di estinzione come l’anguilla europea, anche una piccola azione può contribuire a salvare una intera specie e ogni persona conta».

© RIPRODUZIONE RISERVAT