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Da Comacchio a Venezia in bici: «Così scopriamo il territorio»

Katia Romagnoli
Da Comacchio a Venezia in bici: «Così scopriamo il territorio»

L’esperienza dei comacchiesi Domenico e Daniele, in mountain bike fino a Venezia: «Abbiamo sofferto il caldo, ma oltre a fare sport si scoprono dei luoghi meravigliosi»

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Comacchio Una pedalata lunga sei ore e undici minuti, da Comacchio a Venezia, tra poderali di campagna, piste ciclabili, ma anche fra paesaggi lagunari carichi di suggestione e fascino, sospesi tra terra, acqua e l’azzurro del cielo. È la singolare avventura condivisa alcuni giorni fa da due amici comacchiesi, Domenico Zappata e Daniele Tomasi, colleghi di lavoro in un’azienda dell’area Sipro di San Giovanni di Ostellato che, puntualmente, in occasione delle ferie estive, si concedono l’avventura di una giornata in sella alle loro mountain bike. Partiti all’alba, alle 6. 45 da Porto Garibaldi, dove vive Tomasi, benché per Zappata la partenza comprenda anche il quarto d’ora in più dal villaggio Raibosola di Comacchio in cui abita, i due amici, pedalata dopo pedalata, fra tante tappe, hanno raggiunto Ponte della Libertà a Venezia attorno alle 14. 30. Entrambi appassionati di ciclismo e ben allenati, non sono nuovi a imprese sulle due ruote ecologiche: lo scorso anno si sono cimentati nel tragitto Comacchio-Bertinoro e ritorno, 170 chilometri in tutto. Anche questa volta, per sottrarsi ai pericoli e allo smog della strada statale Romea e delle strade urbane a essa limitrofe, Zappata e Tomasi, dopo aver attraversato strade poderali adiacenti a valle Molino, hanno raggiunto San Giuseppe di Comacchio e, successivamente, Caprile, il Castello di Mesola, sino ad attraversare la Destra Po, raggiungendo dapprima Rivà, poi Taglio di Po, sino a Porto Viro e Loreo. Percorrendo anche tratti di piste ciclabili i due amici hanno poi fatto tappa a Tornova, Cà Bianca, Lova, Dogaletto, Malcontenta, sino a Marghera, per avviarsi alla meta, Venezia, città dei dogi e dei canali. Sul Ponte della Libertà, simbolica porta d’ingresso alla Serenissima, soddisfatti per il traguardo raggiunto, i due amici hanno girato video e foto, per condividere, via social, con parenti e amici, la loro impresa. «È stata durissima – ammette Zappata – ; sono arrivati i crampi, nonostante il nostro allenamento e non sono mancati gli imprevisti, come la puntura di un’ape, che ha colpito Daniele a un labbro. Abbiamo sofferto il caldo afoso delle ore centrali della giornata e ci siamo dovuti reinventare un tratto del percorso a causa di una deviazione, che indirizzava a indicazioni poco chiare. Ci animano sana pazzia e coraggio. Crediamo molto nella mobilità sostenibile: andare in bici permette di fare sport, scoprendo, un po’ alla volta, luoghi meravigliosi. In questo modo si riduce l’impatto ambientale. Da comacchiesi vogliamo incentivare la mobilità su due ruote ecologiche che, in fondo, è la tendenza del momento. Sì è faticoso ma, al di là della stanchezza, ciò che resta sono i ricordi, quelli belli, che custodiremo dentro di noi tutta la vita».
Fra i vantaggi di un’esperienza tutta en plein air, oltre alla distanza dal traffico intenso della statale Romea e dal suo smog, anche il silenzio che circonda la pianura e il Delta del Po, silenzio rotto solo dal canto dei grilli e dai versi dei tanti esemplari dell’avifauna che popolano gli specchi d’acqua lagunari. Al termine dell’avventura estiva, con la quale hanno totalizzato ben 138 chilometri di pedalate, i due amici hanno fatto rientro in treno, da Venezia sino a Ferrara, caricando a bordo del vagone anche le loro bici. Ad attenderli in stazione mogli, figli e parenti con i quali intendono condividere, nel corso delle vacanze estive, qualche piacevole escursione, sempre in sella alle due ruote ecologiche. Zappata ha 40 anni ed è un operaio metalmeccanico, mentre Tomasi ha 46 anni ed è ingegnere: per entrambi l’avventura continua, perché i due comacchiesi hanno già in mente la prossima impresa in bici: Comacchio-Padova e ritorno. Sarà ancora una volta una sfida con se stessi, un monito a privilegiare e a vivere i benefici della mobilità lenta e consapevole, finalizzata naturalmente, anche all’attività motoria e alla scoperta di borghi ed angoli nascosti della natura e delle loro tipicità enogastronomiche. 

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