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Ferrara, otto ore e 18.500 nomi per dire basta al massacro dei bimbi di Gaza

Stefania Andreotti
Ferrara, otto ore e 18.500 nomi per dire basta al massacro dei bimbi di Gaza

I Pro Pal: «Fine ad ogni rapporto con Israele»

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Ferrara Amro al-Attar 3 anni, Kinda Wahdan 2 anni, Hadeel Matar 10 anni, Sannd Abu al-Shaer ucciso ad appena 70 giorni di vita, quando un attacco aereo israeliano ha colpito lui e i fratelli Abdul di 8 anni e Tariq di 5, che amava molto andare a scuola e voleva diventare pediatra. E ancora Majd al-Rifai 13 anni, Majid Mushtaha 12 anni, Misk Awad 3 anni, Ghaith Abu Rayya ucciso prima del primo compleanno. È un elenco lunghissimo quello dei bambini di Gaza morti durante questa guerra, a leggerlo tutto si va avanti per ore, otto per la precisione.
È quello che hanno deciso di fare un centinaio di persone oggi (6 agosto) in città su iniziativa di Ferrara per la Pace, dividendosi in due postazioni, in Piazza Cattedrale e in Piazza Trento e Trieste. Una staffetta di voci «per disertare il silenzio – spiegano gli organizzatori – dare voce allo strazio delle madri palestinesi, arrivare a un immediato cessate il fuoco, chiedere al Governo italiano di interrompere ogni rapporto diplomatico, economico e militare con Israele finché i responsabili del genocidio non saranno giudicati da tribunali internazionali per i loro crimini, per sostenere i giovani israeliani che scelgono il carcere militare per non diventare assassini». La data non è stata scelta a caso, il 6 agosto di 80 anni fa l’aereo statunitense Enola Gay sganciava la bomba atomica su Hiroshima, nel Giappone alleato dei nazifascisti. Evento che contribuì alla fine della Seconda Guerra Mondiale, ma anche ad una strage epocale con danni permanenti. «Fedeli alla nostra Costituzione, il ripudio della guerra non conosce bandiere», commentano i manifestanti.

Nei giorni scorsi la testata statunitense Washington Post, a fronte dei 60 mila cittadini morti nella Striscia, aveva pubblicato l’intero elenco dei 18 mila 500 minori uccisi in questa guerra, 900 dei quali avevano meno di un anno. Il bilancio delle vittime si basa sui dati forniti dal Ministero della Salute di Gaza, aggiornati a metà luglio. Da qui l’idea, in diverse città, di ricordarli uno ad uno. Dalle 15 alle 23 decine di cittadini, volontari delle associazioni, esponenti di forze politiche di sinistra, sindacati, si sono alternati al microfono mettendo il corpo e la voce per chi non li ha più. Una lettura che non è mai stata un mero elenco, ma ha trasmesso commozione, dolore, rabbia. In diversi, di tante età, dal pomeriggio alla sera, si sono fermati ad ascoltare questa litania dell’orrore in un silenzio composto, solenne come la morte di un innocente impone. Un momento molto intenso turbato solo da uno spiacevole episodio. Un uomo, probabilmente del Nord Europa, passando accanto al presidio, ha iniziato a urlare frasi poco comprensibili e a gesticolare in modo provocatorio e aggressivo. I partecipanti lo hanno invitato ad andarsene e poco dopo è stato fermato dalle forze dell’ordine che lo hanno identificato assieme ai due figli e alla moglie con cui si trovava in centro. Un gesto inopportuno e infelice, le cui ragioni non sono state chiarite, che non ha però lasciato conseguenze nello svolgimento dell’iniziativa.
«Sono tante ormai le manifestazioni che abbiamo organizzato a Ferrara in favore della Palestina – ha spiegato Maria Calabrese, tra gli ideatori – questa voleva provare a toccare il cuore delle persone, non solo la testa. Ci è sembrato significativo riempire il silenzio lasciato da questi bambini con i loro nomi, letti in luoghi centrali della città per dare loro più risonanza. Alcuni si stanno aggregando mentre l’iniziativa è in corso, segno che in tanti si sentono partecipi di questo dolore. Abbiamo sempre innalzato le bandiere, ora vogliano innalzare le nostre voci».
«Sappiamo purtroppo che l’elenco è parziale e destinato ad aumentare ancora – precisano gli organizzatori – ma oggi quello che a noi interessa che ognuno di questi bambini ha un nome, un volto, una storia, una famiglia. Aveva dei sogni e delle speranze distrutti da droni, spari, bombe, ma anche dalla fame e da malattie e ferite non curate. Le mattanze delle code per il cibo e gli ospedali distrutti sono insopportabili per il nostro senso di umanità». Un’iniziativa che ha restituito il senso civico di una comunità, la capacità di cittadine e cittadini di unirsi non solo per bisogni personali o per fare festa, ma per un comune senso di giustizia e democrazia che è stato tradito. Sanno che da soli non cambieranno le cose, ma sanno anche che uniti tra loro e a tanti altri nel mondo, diventeranno una massa critica che non si può ignorare. E il video della piazza di Ferrara che arriva a Gaza può dare un momento di speranza a chi ha perso tutto.


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