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Vittima un 50enne

Ferrara, a segno truffa da 50mila euro: «Metta i soldi in un conto sicuro»

Daniele Oppo
Ferrara, a segno truffa da 50mila euro: «Metta i soldi in un conto sicuro»

Ennesimo caso di raggiro tramite chiamate e sms apparentemente legittimi

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Ferrara Se n’è accorto solo dieci giorni dopo. Troppo tardi. Ormai gran parte dei quasi 50mila euro che aveva trasferito dal suo conto corrente a uno che gli avevano detto essere sicuro era ormai sparita. Quando la Squadra mobile lo ha bloccato e posto sotto sequestro, dentro c’erano solo 5mila euro.

È la storia dell’ennesima truffa dello stesso tipo andata a segno a Ferrara. Una truffa davvero insidiosa, ibrida per modalità, e che evidenzia come sia necessaria la massima attenzione e tanto scetticismo davanti a certe richieste, anche quando sembrano legittime. La vittima questa volta è un uomo di 50 anni. Un lavoratore che proprio mentre era all’opera ha ricevuto una chiamata al telefonino. Sembrava provenire dal suo istituto bancario e lo ha avvertito che era stato intercettato un tentativo di trasferimento improprio del suo denaro dal conto corrente e che una pec era stata mandata alla Polizia. E il suggerimento e le istruzioni per spostare i risparmi su un apposito conto sicuro. A dare manforte a questa narrazione, ecco la chiamata, all’apparenza, dalla Questura. Un tale – e inesistente a Ferrara – ispettore De Angelis, che lo ha rassicurato: era tutto vero, era necessario spostare il denaro per sicurezza. L’indagine era in corso. E così è stato fatto: 48.900 euro trasferiti su un altro conto. E poi, dieci giorni giorno dopo, resosi conto di essere stato truffato, la denuncia e il tentativo della Polizia, quella vera, di bloccare il nuovo conto – intestato a un uomo di Napoli, probabilmente solo un prestanome – dove ormai era rimasto ben poco.

La tecnica – che si chiama spoofing – con la quale vengono compiute queste truffe richiede molta attenzione. Numeri e messaggi sms sembrano davvero provenire da fonti legittime perché i truffatori riescono, tramite applicazioni informatiche, a mascherare il reale numero dal quale stanno chiamando e far apparire sul cellulare della vittima quelli davvero esistenti di una banca o dei carabinieri o della polizia. Le uniche arma di difesa sono la conoscenza del meccanismo, scetticismo e calma (spesso i truffatori cercando di mettere fretta alle vittime, in modo che non abbiano il tempo di ragionare). Meglio riattaccare, chiamare il 112 e rivolgersi direttamente alla propria banca. 

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