Lido di Spina, la bomba è stata fatta brillare
Missione pienamente compiuta per le operazioni di brillamento dell’ordigno bellico risalente alla Seconda Guerra mondiale trovato in acqua
Lido Spina Missione compiuta: è stata fatta brillare, ieri mattina, in piena sicurezza, a 7 miglia dalla costa e a una profondità marina di 18 metri, la bomba di mortaio intercettata domenica all’alba, nelle vicinanze della battigia in un tratto di spiaggia libera, che collega i Bagni Piramidi e Jamaica al Lido Spina.
Per effettuare il recupero e l’operazione di brillamento dell’ordigno bellico risalente alla seconda guerra mondiale, è intervenuta, da La Spezia una squadra del Nucleo Militare Reparti Subacquei dello Sdai (Sminamento difesa antimezzi insidiosi) della Marina Militare.
Alle 10 briefing operativo tra il comandante dell’ufficio circondariale marittimo di Porto Garibaldi, Tenente di Vascello Antonino Di Lena, briefing che ha visto il coinvolgimento anche dei vigili del fuoco del presidio di soccorso acquatico, che dispone di un proprio attracco proprio di fronte ai locali della Guardia costiera.
Mentre i vigili del fuoco, con equipaggiamento adatto alla circostanza si portavano sul luogo dell’intervento con moto d’acqua e battello pneumatico, gli artificieri del Nucleo militare reparti subacquei di La Spezia si imbarcavano sul loro gommone a motore, equipaggiato per l’occasione, ormeggiato nella darsena di via Cagliari al Lido Estensi. Sottoposta, il monitoraggio ed il coordinamento dell’intervento veniva assicurato da personale della Guardia Costiera, intervenuto con motovedetta, ma anche con unità da terra.
Ad agevolare le operazioni di recupero, in piena sicurezza, dell’ordigno bellico, sono intervenute anche una pattuglia di carabinieri del Nucleo radiomobile di Comacchio e una pattuglia della polizia locale. Una volta giunti sul posto, i vigili del fuoco del presidio di soccorso acquatico di Porto Garibaldi, si sono immersi, individuando, nonostante l’alta marea e la presenza di una risacca, l’ordigno, già delimitato nella mattinata di domenica scorsa con pannelli assorbenti in acqua e nastro bicolore sulla spiaggia.
Nel raggio, ben delimitato, di 500 metri, durante le operazioni di recupero dell’ordigno, nessuno, tra i non addetti ai lavori, ha potuto avvicinarsi. Carabinieri, polizia locale e Guardia costiera hanno tenuto a debita distanza turisti curiosi, che cercavano di incamminarsi dalla spiaggia libera, nel tentativo, ovviamente scoraggiato sul nascere, di seguire da vicino il delicato intervento del corpo specialistico della Marina Militare. Tutti gli operatori coinvolti in quella che è stata una vera e propria missione di disinnesco in ambiente acquatico, sono rimasti tra loro in contatto via radio su uno specifico canale di coordinamento delle operazioni.
L’ordigno bellico, prelevato attorno alle 11. 30 dal basso fondale in cui era stato visto domenica mattina, verso le 7, è stato delicatamente trasferito a bordo del gommone degli artificieri della Marina Militare e portato a ben sette miglia dalla costa, anziché a tre miglia, come preventivato in un primo momento. Il requisito minimo per l’intervento in questione richiedeva un’operazione di brillamento in sicurezza a tre miglia, ma si è optato per le 7 miglia, in modo tale da disporre di profondità Marina adeguata.
Gli artificieri, a bordo del gommone avevano caricato tutta l’attrezzatura necessaria per la rimozione ed il brillamento di ordigni subacquei, a partire dai sonar con telecamere e bracci robotici destinati ad ispezionare e a manipolare gli oggetti esplosivi, sino ai Rov (dispositivi subacquei radiocomandati), oltre ad attrezzature di localizzazione e identificazione e dispositivi specifici per la neutralizzazione degli ordigni stessi. Prima di far brillare la bomba a mortaio, si è proceduto a far esplodere una piccola carica, in modo da contenere l’impatto ambientale, consentendo alla fauna ittica di allontanarsi.
In tutto il raggio d’azione, per circa duemila metri, hanno operato solo gli artificieri della Marina Militare di stanza a La Spezia.
Terminate le operazioni, sempre sotto stretta sorveglianza della Guardia Costiera, a riva sono stati rimossi pannelli assorbenti, paletti e nastro bicolore, oltre alle copie della ordinanza del Tenente di Vascello Di Lena, con la quale era stata interdetta la balneazione per 500 metri attorno all’area del rinvenimento dell’ordigno. Poco prima delle 13 la spiaggia libera interessata dall’intervento, è tornata ad essere fruibile. In tanti, seppur a distanza di sicurezza, hanno seguito dalla battigia tutte le fasi della missione. In un primo momento, visti il moto ondoso e l’alta marea, si era temuto che l’ordigno bellico fosse stato trascinato altrove. Tutto, invece, è andato a regola d’arte, grazie alla professionalità degli uomini del Nucleo Militare Reparti subacquei di La Spezia e ad un lavoro di squadra svolto in modo impeccabile.
Lungo la fascia costiera comacchiese, dal 1944 sino alla ritirata delle truppe naziste con la guerra di Liberazione, correva la linea difensiva Gengis Kan, voluta dal Terzo Raich di Hitler, per contrastare lo sbarco degli Alleati angloamericani.
Lo sbarco avvenne sulle coste Siciliane e laziali, ma tutta la penisola fu oggetto di pesanti bombardamenti, che seminarono morte e distruzione. In passato altri ordigni bellici sono stati rinvenuti sulle spiagge del Medio e Nord Adriatico. In prevalenza si è trattato di ordigni spiaggiati in seguito a mareggiate. Quella di ieri, fatta brillare al largo del Lido Spina, è la prima bomba di mortaio risalente al secondo conflitto bellico mondiale, recuperata in ambiente acquatico.
Operazioni perfettamente riuscite in una settimana certo non facile.