Da Ferrara a Pesaro nel nome di Rossini: «Suonarlo è una goduria»
Lo stretto legame di un gruppo di musicisti protagonisti all’Opera Festival
Ferrara Il Rossini Opera Festival di Pesaro è uno dei più celebri festival lirici a livello internazionale. Dedicato al compositore pesarese dal 1980, nel mese di agosto, attira appassionati melomani dal Giappone fino agli Stati Uniti. Quest’anno sono ben quattro le opere che si stanno alternando tra il Teatro Rossini e l’Auditorium Scavolini: La cambiale di matrimonio e Il viaggio a Reims, affidate rispettivamente a Filarmonica Gioachino Rossini e Orchestra Sinfonica G. Rossini, e Zelmira e L’italiana in Algeri, che hanno segnato il ritorno a Pesaro dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, e con lei di ben quattro musicisti che vivono a Ferrara. Lorenzo Baroni, contrabbasso, Margherita Busetto, violino, Florinda Ravagnani e Alessandro Savio, viola, diretti da Giacomo Sagripanti, sono impegnati in questi giorni con i colleghi a ridare lustro ad una delle eccellenze musicali nazionali, l’opera lirica.
«L'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna ha saputo eguagliare la teatralità della messa in scena, lanciandosi in marce spensierate e rallentando quasi fino al punto di fermarsi nei passaggi meditativi», è il lusinghiero commento del Financial Times alla prima di Zelmira che ha inaugurato il Rof. «Posizionare l'orchestra al centro del palco in un ex campo da basket è un colpo da maestro – ha riportato il quotidiano britannico – e garantisce che la musica catturi l'attenzione». «Di solito siamo in buca - riflette Florinda - il cosiddetto golfo mistico, e questo già ci colloca in posizione più infossata. La cosa bella in questa regia di Calixto Bieito con la scenografia di Barbora Horáková, è che l’orchestra è protagonista e l’allestimento fatto di cubi si illumina nei momenti importanti della partitura, mettendoci in luce. Gli attori ci girano attorno e noi dobbiamo essere attenti a seguire sia il direttore, sia i cantanti, trovando continuamente il giusto compromesso, in uno spettacolo che dura quattro ore e in cui suoniamo sempre».
«Per me questa è la 17ª edizione - è l’esperienza di Alessandro - ma qui c’è la possibilità di cogliere sfumature sempre nuove, capire sempre di più, focalizzare l’attenzione su una nuova armonia, che la volta prima non era così evidente». Savio, pur lavorando a Bologna per il resto dell’anno, ha scelto di vivere a Ferrara. «È una città molto bella, in cui si vive bene, che dà tanto e ispira molto, anche se a volte potrebbe osare di più nel cercare dei cambiamenti». Anche il contrabbassista Baroni, nato e diplomato a Ferrara, dopo la Haydn di Trento e Bolzano, la Toscanini di Parma, Santa Cecilia a Roma e l’Ort di Firenze, una volta stabilizzato a Bologna, ha scelto di non andarsene dalla sua città. «Sono sempre ritornato indietro, anche se dovevo affrontare 250 chilometri. E adesso che dobbiamo restare a Pesaro un mese, Ferrara mi manca, ma ne vale la pena per il prestigio di suonare in questo Festival. Quest’anno ci cimentiamo con un Rossini più serio, non quello delle più note opere buffe, sono musiche complesse e difficili tecnicamente, una bella sfida per me». «Mi è sempre piaciuto il genere operistico di Rossini, è una goduria suonarlo, mi diverto proprio, quindi essere qui mi fa sentire a casa – è il parere di Margherita - anche se la mia vera casa è a Ferrara, che ho scelto con mio marito due anni fa per vivere e crescere nostro figlio, essendo a metà strada tra Venezia dove lui suona alla Fenice e Bologna dove suono io». E Ferrara, per il momento, è anche la scelta di Florinda, che dopo l’Orchestra Giovanile Italiana e l’Accademia della Scala con Muti, ha suonato alla Fenice e all’Orchestra della Rai, per poi approdare a Bologna, dove ora suona stabilmente, ma senza mai abbandonare Ferrara. «Il pendolarismo è stancante, ma io qui ho i miei affetti, tornarci mi ricarica, per adesso ci sto bene, poi si vedrà».