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Buskers a Ferrara, chiusura del centro e ticket d’ingresso: come funzionerà

Nicolas Stochino
Buskers a Ferrara, chiusura del centro e ticket d’ingresso: come funzionerà

La manifestazione da mercoledì a domenica: si entra solo con biglietto a pagamento

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Ferrara L’edizione 2025 del Ferrara Buskers Festival, numero 38, non è priva di tensioni: la chiusura del cuore cittadino e l’obbligo di un biglietto d’ingresso – come lo scorso anno – continuano ad accendere il dibattito. Se da un lato il festival continua a essere un traino culturale ed economico – generando indotto per imprese e attività locali e richiamando pubblico internazionale – dall’altro molti cittadini e commercianti lamentano i disagi derivanti dalle nuove regole di accesso. La scelta più discussa è la delimitazione di un’ampia area del centro storico, che sarà accessibile solo con biglietto a partire dalle 19, quando apriranno i cancelli. I prezzi seguono un sistema a tier: al momento il biglietto giornaliero è fissato a 12 euro, mentre l’abbonamento ai cinque giorni costa 25 euro. Una misura già sperimentata lo scorso anno, che oggi si intreccia con la gestione delle attività economiche attorno all’area più centrale della città.
I negozi potranno chiudere liberamente al solito orario e, come riferito dall’organizzazione, «ai varchi ci sarà elasticità per coloro che vorranno effettuare acquisti negli esercizi commerciali all’interno dell’area spettacoli». Per i ristoranti più noti della zona – dall’Osteria Savonarola alla pizzeria Da Michele, passando per Pizzium e Giori – è stato chiesto di creare una lista giornaliera di prenotazioni che permetterà ai clienti di accedere dai varchi senza pagare l’ingresso. Restano però dubbi su chi gestirà concretamente queste liste e come saranno trattati i casi di prenotazioni last minute. I commercianti, invece, riceveranno un pass personale per poter raggiungere le proprie attività.
Le polemiche, anche quest’anno, non mancano e si sono fatte sempre più presenti già dai primi annunci di questa edizione. Michele Farinelli, segretario comunale del Pd di Comacchio, nei giorni scorsi ha definito «ridicolo» il format della rassegna: «L’artista di strada non nasce per i ticket ma nasce per il cappello, per la libertà di esibire la sua arte ovunque senza chiedere permessi a nessuno. Io i buskers li ho fatti nel 2011, 2012 e 2014 e vi dico che il festival è scivolato sempre più giù. Da tre anni è un teatrino senza fascino».
Sul fronte opposto, il consigliere Pd di Ferrara Davide Nanni ha difeso le scelte prese dagli organizzatori, ricordando la resilienza del festival anche negli anni più difficili e sottolineando come il contributo dei ticket sia indispensabile per sostenere i costi di sicurezza e qualità. «Il Buskers è un patrimonio da preservare – ha dichiarato –. Mettiamo in stand-by le polemiche e accendiamo la musica».
Gli organizzatori, intanto, hanno risposto alle accuse di scarsa trasparenza ribadendo che il Ferrara Buskers Festival è un’associazione senza scopo di lucro, i cui bilanci sono pubblici, certificati e consultabili da parte di chiunque. «Il ricavato dei biglietti – si legge in una nota del Consiglio direttivo – concorre con i contributi pubblici ricevuti, ed è finalizzato unicamente alla realizzazione della manifestazione, non rappresentando in alcun modo un’entrata extra a beneficio di qualcuno. Ogni affermazione contraria è destituita di fondamento». Il festival, sostenuto da Comune di Ferrara, Comune di Comacchio e Regione Emilia-Romagna, rimane quindi un banco di prova per la città: da un lato la volontà di garantire sicurezza e sostenibilità economica, dall’altro la necessità di preservare l’accessibilità del centro storico e di non penalizzare il tessuto commerciale. Al di là delle polemiche, il vero giudice sarà il pubblico, chiamato a decretare il successo o meno delle soluzioni adottate. Una sfida che riguarda non solo gli organizzatori, ma l’intera comunità ferrarese. 

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