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L’anniversario

Sei anni fa il primo femminicidio: Copparo ricorda Cinzia Fusi

Daniele Oppo
Sei anni fa il primo femminicidio: Copparo ricorda Cinzia Fusi

I dati dello sportello antiviolenza: in sei mesi accolte già 32 donne

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Copparo Sei anni fa, oggi. Quello di Cinzia Fusi fu un massacro e fu forse il primo omicidio con vittima una donna avvenuto nel Ferrarese a essere chiamato più propriamente femminicidio e sicuramente il primo caso nella provincia estense ad essere tratto sotto la normativa del “codice rosso”. A ucciderla fu il suo compagno, Saverio Cervellati, colpendola ripetutamente alla testa con un mattarello, all’interno del garage di pertinenza di quello che al tempo era il suo negozio, lo “Spendi bene” di via Primicello.
Fusi aveva 34 anni quando venne uccisa, Cervellati 23 in più di lei. La loro relazione era molto altalenante. La mattina del 24 agosto del 2019 litigarono mentre si stavano preparando per andare al mare. Lui prese un mattarello che si trovava nel bagagliaio dell’automobile di Fusi e con quello la massacrò. Questo almeno raccontò lo stesso Cervellati, che non ha mai negato la propria responsabilità. Creduto non del tutto. Nel corso del processo emersero altri dettagli, la sua gelosia fortissima, la frustrazione per una relazione che rimaneva in parte clandestina e instabile, un precedente episodio di violenza (uno schiaffone in pubblico), il controllo del computer e del profilo social, le ricerche su software in grado di spiare l’applicazione di messaggistica Telegram. Venne ipotizzata anche la sua intenzione di far sparire il cadavere per via della presenza sacchi neri della spazzatura attorno al corpo di Fusi: Cervellati disse che era per proteggerla dal freddo, i giudici non credettero a questa versione, come non ci credettero gli inquirenti. La ragazza venne trovata ancora in vita dai carabinieri ma morì poco dopo all’ospedale di Cona: aveva il cranio sfondato.
Nel processo si costituirono parte civile i Comuni di Copparo e di Riva del Po (Fusi era originaria di Cologna). La sua memoria è tenuta viva da una panchina rossa nei giardini di piazza della Libertà, inaugurata l’anno scorso, e fin da subito da marce e manifestazioni organizzate dal Centro donna e giustizia. Centro che gestisce lo sportello anti-violenza “Nontiscordardime”, realizzato con l’Unione Terre e Fiumi, l’Ausl e Assp. Ha sede nella Casa della Comunità di via Roma a Copparo: un luogo sicuro, in cui parlare liberamente delle propria situazione nel pieno rispetto della privacy. Secondo i i dati recentemente resi noti dal Centro donna e giustizia, nel primo semestre del 2025 sono state 32 le donne accolte allo sportello, di cui dieci rappresentano nuovi accessi: 27 sono italiane; 4 straniere. Del totale, 23 sono madri e 36 è il numero di figli o figlie coinvolti o testimoni dalle violenze subite. Riguardo al tipo di violenza subita, in 27 casi è fisica, 22 economica, 7 sessuale, 32 psicologica, 11 stalking. Le operatrici dello sportello hanno svolto 236 colloqui tramite telefono, WhatsApp o e-mail e 40 colloqui personali. Diciotto sono state le attivazioni telefoniche per percorsi legali, 16 per percorsi psicologici, 6 per ricerca di lavoro, 1 per ricerca casa, 16 per servizi sociali, 2 per forze dell’ordine, 5 per Uffici comunali e scuole, 3 per altri servizi. Presso lo sportello sono state altresì attivate risorse per consulenze legali (10), consulenze psicologiche (42), contributi economici e spesa (5), sportello orientamento al lavoro e sostegno all’autonomia (6).

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