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Ferrara attende il Buskers Festival. I ristoratori: «Una prova per tutti»

Nicolas Stochino
Ferrara attende il Buskers Festival. I ristoratori: «Una prova per tutti»

Ad un giorno dall’inizio della manifestazione c’è curiosità per le presenze

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Ferrara Non ci sarà alcun obbligo di chiusura anticipata per i commercianti durante il Ferrara Buskers Festival, che prenderà il via domani e animerà il centro storico fino a domenica. Nei giorni clou del weekend la manifestazione inizierà alle 19, mentre i negozi continueranno a poter chiudere liberamente al solito orario. È stato chiarito che i clienti potranno comunque accedere liberamente alle attività anche dopo l’apertura dei varchi, con una certa flessibilità per garantire la convivenza tra la vita quotidiana del centro e la kermesse dedicata agli artisti di strada.
Il tema che divide commercianti e ristoratori è la chiusura del centro con accesso solo tramite l’acquisto del ticket d’ingresso. Una novità che, pur essendo stata motivata dagli organizzatori con i crescenti costi di gestione, genera sentimenti contrastanti tra chi lavora nel cuore della città. Come vi avevamo anticipato nei giorni scorsi, ai ristoratori è infatti stato chiesto di stilare quotidianamente una lista di prenotazioni, una prima soluzione per poter dare libero accesso alla clientela dei ristoranti senza essere obbligati all’acquisto del biglietto.
Chiara, proprietaria di Retrò Vino, si dice pronta a vedere come andrà la settimana: «Personalmente avrei preferito un accesso libero alla piazza. Capisco i costi di gestione e non voglio fare polemica: in fondo, far pagare il biglietto è una soluzione comprensibile. Per me, che ho un’attività nuova, sarà una prova, faremo poi i conti alla fine».
Bilanciato è anche Julian, responsabile in turno della pizzeria Da Michele: «La situazione ha lati positivi e negativi. La gente che paga l’ingresso potrebbe avere meno voglia di spendere anche per cenare, senza contare i food truck allestiti che rischiano di sottrarci clientela: a giudicare dalla mappa, uno verrà posizionato proprio davanti a noi. D’altra parte, se il pubblico risponde bene, ci sarà movimento e potremmo beneficiarne anche noi».
Si dice preoccupato invece Federico Ferrari, proprietario del Cafè Teatro: «Mi dispiace che i clienti abituali, se vogliono venire a consumare qui, debbano comprare il biglietto d’ingresso. È una formula nuova, scopriremo se funzionerà. Naturalmente spero che la città accolga nel miglior modo il festival, come ha sempre fatto». Poi aggiunge una frase che suona come un monito: «Il festival è di strada, ma la strada non è un pedaggio: così rischia di diventare un’autostrada».
Per Nicolas, responsabile della gelateria Grom, l’ingresso a pagamento è «una grande penalizzazione». «Finché l’evento è gratuito – spiega – viene anche chi non è interessato ma vuole farsi un giro, e così si crea indotto. Con il ticket, invece, entrerà solo chi vuole davvero assistere agli spettacoli. Paradossalmente l’anno scorso, quando la rassegna si è svolta in zona Ercole d’Este, è andata bene: la piazza era libera. Speriamo in un grande riscontro, e che a fine festival gli organizzatori vengano ad ascoltare anche i nostri pareri».
Più preoccupato è invece Denis, responsabile del Leon d’Oro, bar che per l’occasione ha invertito il proprio giorno di chiusura settimanale abbassando le serrande martedì e tenendo aperto mercoledì per l’inaugurazione del Festival: «Non abbiamo ancora ricevuto indicazioni chiare su come gestire la clientela. Un cliente che vuole venire solo a bere da noi deve comunque pagare il biglietto? Non sappiamo se sarà un guadagno o una perdita. Ci siamo organizzati con un cucinino da asporto, ma con tutti i food truck temiamo una concorrenza enorme. Prima del Covid, quando l’accesso era libero, abbiamo sempre lavorato molto bene». Più cauta, infine, Catia dell’Hostaria Savonarola: «È una prova per tutti, organizzatori e attività. Tutto dipenderà da quanta gente deciderà di partecipare. Solo la prossima settimana potremo tirare le somme».

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