Al lavoro da irregolare, scatta l’espulsione. Il medico: «No al Cpr» e scatta la bufera
Lavoratore irregolare destinato all’espulsione: l’obiettore ferma l’iter e l’assessore di Ferrara si arrabbia
Ferrara Irregolare in Italia perché non ha rinnovato il permesso di soggiorno scaduto a dicembre, individuato per puro caso dalla Polizia locale che cercava un suo omonimo, trovato a lavorare – da irregolare, dunque – in un’azienda agricola del territorio. Ma la polemica politica non è su questo, bensì tutta dedicata ai medici obiettori che, come è avvenuto anche in questo caso, non danno il nulla osta al trasferimento in un Cpr per la successiva espulsione.
«Succede sempre più spesso – commenta l’assessora comunale alla sicurezza Cristina Coletti – che alcuni medici, per motivi di natura ideologica, valutino come non idonei ai Cpr gli stranieri irregolari rintracciati sul territorio, ostacolando di fatto il loro rimpatrio. Queste valutazioni mediche sono ormai diventate un automatismo prevedibile, con formule prestampate che vengono applicate sistematicamente senza una reale valutazione del singolo caso. Si tratta di una forma di obiezione di coscienza dannosa, che non favorisce il rispetto delle norme sull’immigrazione e che complica di gran lunga il lavoro delle forze dell’ordine. Trovo inaccettabile che criteri soggettivi e posizioni personali prevalgano sulla giusta applicazione delle leggi». Niente Cpr, dunque, ma comunque l’ordine di lasciare l’Italia entro 7 giorni.
L’uomo, 35 anni, è stato individuato mentre lavorava nell’azienda agricola il 20 agosto scorso dagli agenti, in attuazione di una delega proveniente dalla Lombardia per rintracciare un pakistano, ricercato per alcuni reati commessi in territorio lombardo. Durante le procedure di identificazione, incrociando diversi dati, gli agenti si sono accorti che si trattava di un caso di omonimia: stessi nome e cognome, stessa età ma persona diversa.
Nonostante lo scambio di persona, l’uomo è stato ugualmente denunciato perché dagli accertamenti è risultato che il suo permesso di soggiorno era scaduto a dicembre dello scorso anno e per il quale non aveva chiesto il rinnovo. Secondo l’iter normativo, il 35enne è stato accompagnato presso l’ospedale di Cona, dove è stato valutato da personale medico e giudicato non idoneo alla permanenza presso un centro rimpatri, con clausole di stile prestampate e ormai ricorrenti.
Di tale forma di obiezione di coscienza avevamo già dato conto a giugno dell’anno scorso, quando anche a Ferrara alcuni medici hanno iniziato a rispondere all’appello che era stato pubblicato nei mesi precedenti dalla Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (Simm), dalla Rete "Mai più lager - No ai Cpr" e dall’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi, a Ferrara già conosciuta per le battaglie, vinte, sul regolamento delle case popolari). L’appello era stato pubblicato anche sulla prestigiosa rivista British Medical Journal.
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