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Medico in pensione e fuori dall’ordine lavora lo stesso: a Ferrara scoppia il caso

Fabio Terminali
Medico in pensione e fuori dall’ordine lavora lo stesso: a Ferrara scoppia il caso

La condotta è un reato sanzionabile penalmente. Il Comitato diritti violati: «I pazienti ne sono stati messi a conoscenza?»

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Ferrara Continua a visitare i pazienti e a prescrivere ricette ed esami. Lo farebbe spesso, in sostituzione di un collega di ambulatorio, di quella medicina di gruppo di cui faceva parte sino a qualche anno fa. Anche se proprio non potrebbe, in quanto la normativa è molto chiara in merito e non lascia spazio a margini di manovra. Perché quel medico, che ha superato i 70 anni ed è già in pensione, non risulta più iscritto all’Ordine.

Le norme

La segnalazione arriva dal Comitato diritti violati, da tempo molto attivo sul versante della sanità. «L’iscrizione all’Albo – sottolinea il presidente Aldo Ferrante – è un requisito fondamentale per l’esercizio della professione medica, inclusa la libera professione, e l’iscrizione è necessaria anche per svolgere attività come la sostituzione di un collega o per essere convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale. Un medico di medicina generale in quiescenza non può esercitare la professione medica se non è iscritto all’Ordine dei Medici».

Il Comitato diritti violati richiama le norme in tal senso, tra cui l’articolo 2229 del Codice civile e l’articolo 5 del Dlcps 233/1946, ratificato nel 1948 e successive modifiche. Ma anche l’Accordo collettivo nazionale dei medici di medicina generale sottoscritto nell’aprile 2024. Annotazioni a cui si aggiunge un’altra sottolineatura: il fatto che l’esercizio della professione medica senza l’iscrizione all’Albo professionale è un reato e, pertanto, configura una condotta soggetta a sanzioni penali.

I quesiti

Dalla segnalazione scaturisce un fuoco di fila di domande, sempre da parte del Comitato diritti violati. La prima è: «Perché questo medico non ha adempiuto alle formalità prescritte?». Poi inevitabilmente si allarga il raggio, interpellando chi di dovere circa le eventuali responsabilità a 360 gradi per il comportamento del camice bianco (o meglio ex tale), rimasto finora sotto traccia: «C’era qualcuno che garantiva a questo medico l’assenza di controlli da parte dell’Asl? Le sostituzioni che nel tempo si sono succedute sono state comunicate agli uffici dell’Asl? Con quali colleghi della medicina di gruppo – aggiunge Ferrante – il sanitario (componente della medicina di gruppo) ha condiviso la scelta di chiamare un dottore esterno alla forma associativa, non convenzionato con l’Asl e non iscritto all’Ordine dei Medici, a visitare i pazienti, invece di adottare il criterio della rotazione interna per ogni tipo di sostituzione?».

C’è anche il nodo dei pazienti, se siano informati di tutto ciò e su chi firmi le prescrizioni mediche. Visto che l’accesso improprio ai Fascicoli sanitari elettronici da parte di un medico è sanzionabile perché viola i principi di privacy e protezione dei dati e il dovere del consenso del paziente. «Il medico sostituto per accedere al Fse degli utenti ha ricevuto il consenso informato dai pazienti?», è la domanda del Comitato diritti violati, che chiosa chiamando in causa l’Asl: «Nella provincia di Ferrara, ci sono altri medici che si fanno sostituire in ambulatori convenzionati da colleghi in quiescenza per periodi più o meno lunghi? L’Asl di Ferrara, negli ultimi tre anni, quanti controlli ha fatto negli ambulatori convenzionati?». 

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