Ferrara, in Gad i controlli non mancano: in 4 anni migliaia di servizi
La Questura presenta i numeri dopo l’esposto dei residenti
Ferrara Numeri di quattro anni: 5.352 pattuglie delle Volanti della Questura che hanno effettuato controlli nell’arco delle 24 ore; 373 servizi svolti, prevalentemente sulla fascia pomeridiana e serale, con il Reparto prevenzione crimine di Bologna; 1.200 interventi del “Poliziotto di prossimità” di mattina e di pomeriggio (orari 8/14-14/20). Senza contare i servizi interforze, i passaggi costanti dell’Esercito (756 nell’ambito di Strade Sicure) e le attività delle altre forze dell’ordine. Arresti e denunce non sono mancanti e non mancano, ovviamente.
I numeri, comunque parziali, della Questura sull’impegno profuso da quattro anni a questa parte per controllare e monitorare la situazione in zona Gad, testimoniano che l’area non è lasciata a sé stessa e che l’attenzione e la presenza fisica delle forze di polizia è stata sempre massiccia. «L’attività costante della Polizia di Stato, unitamente alle altre forze dell’ordine nell’area – si legge in una nota della Questura – dimostra, da un lato l’attenzione verso la problematica e dall’altro la necessità che la stessa venga affrontata quotidianamente, senza soluzione di continuità, con dedizione e professionalità. Tale impegno, essenziale per garantire il controllo dell’area, continuerà incessantemente nei prossimi mesi considerato che il lavoro quotidiano della Polizia di Stato e delle forze dell’ordine costituisce il necessario deterrente nei confronti della criminalità».
Deterrente ma non soluzione. Come non è una soluzione quella richiesta nel recente esposto dei residenti di cui si è dato conto ieri, ovvero procedere con le espulsioni di massa. Anche qui si tratta di una questione molto più complessa: il numero di stranieri controllati in Gad è elevatissimo e la maggior parte delle persone – anche tra i pusher – è regolare sul territorio. Come non fu una soluzione definitiva la mega retata in occasione della conclusione dell’indagine “Signal” sulla mafia nigeriana, ormai risalente a sei anni fa, e che aveva dato a molti l’illusione di un problema risolto almeno in buona parte. Così anche le misure adottate dall’Amministrazione comunale, come i parchi recintati per evitare che continuassero a essere luoghi di “degrado” e le tante iniziative per rivitalizzare socialmente l’area.
Indubbiamente hanno abbassato di molto l’intensità del fenomeno criminale, tenuto a bada dalla costanza dei controlli (ed è un dato di fatto che di episodi grossi non se ne siano più verificati). Ma il riacutizzarsi del disagio dei residenti – che avevano beneficiato per un po’ dell’effetto del lockdown su alcuni aspetti – , ed evidenziato con la necessità di presentare un esposto e “minacciare”, come si faceva una volta, di chiamare Striscia La Notizia, testimonia forse che serve di più e serve ancora altro per gestire un fenomeno complesso, che non è relativo solo alla presenza costante di spacciatori e dunque alla sicurezza, ma anche alla pacifica convivenza civile, minata da atteggiamenti poco urbani, dagli schiamazzi, dall’urinare – quando non defecare – nei cortili privati o nei marciapiede di fronte alle abitazioni. E, a breve, potrebbe presentarsi anche un altro problema da affrontare: alcuni dei condannati per la mafia nigeriana termineranno di scontare le loro condanne e c’è da chiedersi se avranno chiuso con quel capitolo della loro vita o se riannoderanno i fili spezzati anni fa.
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