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Cento e Viareggio, che sfida: «Carnevali diversi e unici»

Georges Savignac
Cento e Viareggio, che sfida: «Carnevali diversi e unici»

Parola a Maria Lina Marcucci a capo della Fondazione toscana

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Cento Il Carnevale di Cento e quello di Viareggio rappresentano due tra le manifestazioni più suggestive e antiche d’Italia, ciascuno con una propria identità ben definita, frutto di tradizioni locali, modalità organizzative e differenti modelli economici. Per comprendere meglio le peculiarità che distinguono il Carnevale della città emiliana da quello toscano, in questa nuova puntata dell’inchiesta de la Nuova Ferrara, si è voluta analizzare un’altra grande manifestazione ascoltando le parole di Maria Lina Marcucci, presidente della Fondazione Carnevale di Viareggio. Come sottolineato proprio da Marcucci, il Carnevale di Viareggio è profondamente radicato nella tradizione artigianale.
«I carristi sono prima di tutto artigiani – afferma –, che ogni anno si dedicano alla progettazione e realizzazione dei grandi carri allegorici, veri e propri capolavori di cartapesta, ferro e ingegno tecnico».
Questi maestri, sparsi in vari hangar, sono delle vere e proprie aziende artigiane indipendenti che affittano gli spazi di lavoro e collaborano con realtà teatrali e cinematografiche per tutto l’anno, con un impegno che s’intensifica soprattutto nei mesi estivi in vista della sfilata carnevalesca. Questa realtà artigiana dà vita a un modello produttivo che si distingue nettamente da quello di Cento, dove la componente artigianale e la struttura organizzativa sono differenti. Uno degli aspetti più emblematici del Carnevale di Viareggio riguarda la sua sostenibilità economica. Come spiega Marcucci, «i costi per la realizzazione e gestione delle sfilate sono coperti in gran parte dagli incassi generati dalle vendite dei biglietti delle sfilate stesse». Nel corso degli anni gli introiti sono quasi raddoppiati, superando i due milioni e mezzo di euro, anche se ogni edizione mantiene una sua specificità economica. A questo si aggiungono i fondi pubblici concessi da Regione e Comune, utilizzati principalmente per iniziative collaterali come festival, il Carnevale dei bambini e percorsi educativi nelle scuole, ma anche per la promozione dell’evento.
Gli ingaggi
Un altro elemento distintivo riguarda la modalità di erogazione dell’ingaggio ai carristi. A differenza di Cento, dove l’ingaggio è annuale, a Viareggio viene corrisposto ogni tre anni. La ripartizione viene fatta calcolando una media delle tre annualità precedenti, creando così una spartizione tra i carristi e la Fondazione. Questo meccanismo, oltre a garantire una certa stabilità, indica una gestione più complessa frutto di una lunga esperienza organizzativa. Maria Lina Marcucci rimarca con orgoglio l’identità ben precisa del Carnevale viareggino, che basa la sua forza sulla tradizione, sulla creatività e sulla libertà di espressione.
La storia
La manifestazione ha una lunghissima storia che risale al 1873 e si è saputa adattare ai cambiamenti politici, sociali e culturali con una satira pungente, che rimane il cuore pulsante dell’evento. «Il nostro Carnevale ha una lunghissima tradizione, puntando sempre proprio su una satira politica pungente», sottolinea ancora la presidente.
Il confronto con Cento
Il Carnevale di Cento, spiega ancora Marcucci, «è un modello molto diverso e altrettanto valido. Ogni città ha sviluppato nel tempo un proprio modello organizzativo, dettato dalla propria storia e identità sociale». A Cento il sistema di ingaggi e la struttura gestionale rispondono a logiche diverse, così come le modalità di coinvolgimento dei carristi e di finanziamento delle varie attività: questa diversità non è da considerarsi un rapporto di superiorità o inferiorità tra le due manifestazioni, bensì un esempio di come i Carnevali italiani siano plurali e unici nelle loro espressioni. l

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