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Ferrara, stop ai cellulari a scuola: «Ma l’intervallo è salvo»

Nicolas Stochino
Ferrara, stop ai cellulari a scuola: «Ma l’intervallo è salvo»

La scelta di Copernico-Carpeggiani ed Einaudi per la pausa. I presidi: «Educare i giovani a farne un utilizzo consapevole»

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Ferrara Era stata emanata lo scorso giugno dal ministro Valditara la circolare riguardante il divieto di utilizzo dei cellulari in classe anche le superiori. Oggi, pochi giorni prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, lo stop non è più un’indicazione lasciata alla discrezione dei singoli istituti ma un divieto chiaro.
Nel Ferrarese il tema non è nuovo. Negli anni, diverse scuole avevano già sperimentato modalità per limitare l’uso dei dispositivi, introducendo contenitori numerati o veri e propri “parcheggi” per smartphone. Non sempre, però, le regole venivano rispettate: alcuni ragazzi lasciavano vecchi telefoni o calcolatrici al posto del cellulare in uso, altri posavano il dispositivo senza spegnerlo, mantenendo attiva la connessione con lo smartwatch.
«Questa normativa non è una novità assoluta – spiega Marianna Fornasiero, dirigente dell’istituto Einaudi –. Già dal 2007 gli studenti dovrebbero tenere il telefono spento, come da indicazioni ministeriali. Ciò che lascia un po’ a desiderare oggi è l’assenza di linee guida operative: il ministero sancisce il divieto, ma lascia alle scuole il compito di tradurlo in pratica». All’Einaudi, la questione era stata affrontata già due anni fa con il progetto “Smartphone al muro”: ogni aula è dotata di un organizer numerato, in cui gli studenti ripongono i telefoni all’inizio delle lezioni, potendoli recuperare solo nei 15 minuti di intervallo, negli spostamenti o a fine giornata. «Ovviamente i furbi ci sono sempre – aggiunge –. Per loro resta previsto un sistema progressivo di sanzioni: si parte con un’ammonizione verbale, poi una nota disciplinare e, in caso di recidiva, si arriva al consiglio di classe con possibili sospensioni».
Una modalità analoga è stata adottata anche all’Iti Copernico-Carpeggiani, dove il preside Francesco Borciani ha scelto dei raccoglitori di stoffa appesi alle pareti delle aule. «Ogni studente inserirà il cellulare nella tasca numerata corrispondente al proprio numero di registro – spiega –. Inoltre chiederemo di lasciare nello zaino auricolari, smartwatch e qualsiasi altra apparecchiatura elettronica che possa interferire con le lezioni. Non vogliamo però trasformare questa misura in una crociata contro i cellulari. Li usiamo tutti, e a volte sono gli stessi docenti a chiedere di sfruttarli per ricerche o attività di gruppo». Borciani sottolinea che saranno concesse deroghe per situazioni particolari, come nel caso di studenti che usano il telefono per il monitoraggio della glicemia. «Il nostro obiettivo – precisa – non è demonizzare ma educare a un utilizzo consapevole, facendo capire che esistono momenti, come lo studio, in cui il cellulare va messo da parte. In questo percorso ci aspettiamo una collaborazione significativa dalle famiglie: molte sono state proprio loro a sollecitare un intervento».
Un approccio cauto arriva dal nuovo preside del liceo Ariosto, Domenico Marcello Urbinati, da pochi giorni alla guida dell’istituto. «L’obiettivo non deve essere la repressione – osserva –. Serve un ragionamento condiviso che coinvolga collegio docenti e comunità scolastica, per evitare che la norma finisca per penalizzare i ragazzi. Il mantra, per noi, è trovare un equilibrio tra l’uso senza freni e il divieto totale». La sfida, dunque, non riguarda soltanto la gestione materiale degli smartphone, ma chiama in causa un cambio culturale. I dati raccontano di adolescenti che passano ore con il telefono in mano, tra social media, chat e piattaforme di intrattenimento. La scuola, per parte sua, rivendica il diritto-dovere di offrire uno spazio di concentrazione e di apprendimento libero dalle continue notifiche.
Nel Ferrarese, intanto, le scuole si preparano alla prima campanella, prevista per lunedì 15 settembre tra organizer numerati, tasche di stoffa e discussioni collegiali sulle modalità d’approccio. Quel giorno, i ragazzi dovranno abituarsi a lasciare negli appositi contenitori il loro compagno di sempre: lo smartphone. 

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