Ferrara, Serena racconta l’universo dei gusti: «Il cibo descrive popoli e culture»
Durante i suoi viaggi ha assaggiato il porcellino d’India, la carne di alpaca e anche quella di lama
Ferrara Da Ferrara all’Isola di Pasqua passando per le Ande, l’Amazzonia e i villaggi sperduti dell’America Latina. Non è il programma di un documentario televisivo, ma il diario di viaggio di Serena Polini, giovane ferrarese che ha trasformato la passione per i viaggi e per la cucina in una missione personale: raccontare al mondo come il cibo sia la porta d’ingresso alle culture dei popoli. Food traveler e content creator seguita da decine di migliaia di follower tra Facebook e Instagram – con la pagina personale e quella dedicata @serefoodetravel – Serena è appena rientrata dall’ennesimo viaggio oltreoceano, che l’ha portata in Cile, Bolivia, Perù, Ecuador e Colombia, fino a raggiungere l’affascinante Isola di Pasqua. Un’esperienza che le consente di toccare un nuovo traguardo: entro il prossimo 31 dicembre, Polini avrà visitato 64 Paesi, un record che la proietta tra i viaggiatori più instancabili e cosmopoliti della città estense.
«Il cibo racconta i popoli meglio di qualsiasi guida turistica – spiega Polini –. In ogni Paese ho cercato non i ristoranti alla moda, ma le tavole locali, i mercati, le cucine di strada». Così, dalle carbonelle sotterrate dell’Isola di Pasqua al silpancho boliviano – «una cotoletta sottilissima servita con patate, molto gustosa» – fino al tonno freschissimo del Cile, ogni piatto è diventato per Serena un tassello di un mosaico culturale. In Perù ha assaggiato il porcellino d’India, «tenero e dolce», e la carne di alpaca, «morbida e delicata», mentre quella di lama le è sembrata «più stopacciosa». In Ecuador ha gustato piatti a base di pesce e riso con crema di arachidi, in Colombia invece il pesce cucinato sulle braci, avvolto nelle foglie secondo tradizione. «Ogni Paese ha un rapporto diverso con il cibo – riflette –. In Bolivia, ad esempio, non esistono fast food: la gente mangia in famiglia o nelle piccole cucine di quartiere, ed è bellissimo».
Il cuore del viaggio rimane però l’Isola di Pasqua, chiamata anche Rapa Nui: «Un volo di cinque ore da Santiago, solo due collegamenti al giorno, pochi turisti e un’atmosfera che profuma di mistero. È un’isola che custodisce miti e leggende, riti ancestrali e i Moai, statue colossali che tolgono il fiato. Ho alloggiato in guest house e piccoli hotel gestiti dai cileni, vivendo la quotidianità degli abitanti, lontana dal turismo di massa». Qui, ancora una volta, il mare ha fatto da protagonista: «Ho mangiato tonno freschissimo ogni giorno. Il pesce è la risorsa principale dell’isola e gli abitanti lo preparano con una semplicità che ne esalta la qualità».
Una borraccia come compagna di viaggio. Tra i dettagli più curiosi del racconto di Polini c’è il suo rapporto con l’acqua: «Non viaggio mai senza la mia borraccia filtrante. Mi permette di bere ovunque, riducendo l’uso della plastica. L’ho testata nei rubinetti del Marocco, persino nelle acque stagnanti delle paludi, e non mi ha mai delusa. È uno strumento che consiglio a tutti: rende il viaggio più sostenibile e sicuro». Il futuro è già scritto: entro Capodanno Polini toccherà Islanda e Filippine, completando così la sua collezione di 64 Paesi visitati. Poi il 2026 sarà l’anno del Brasile, mentre nel cassetto restano due grandi sogni: Polinesia e Guinea.
«Viaggiare per me significa collezionare emozioni e storie – conclude –. Attraverso i social voglio trasmettere a chi mi segue che il mondo è veramente immenso, ma attorno a una tavola ci si sente sempre a casa». Serena Polini non dimentica le sue radici, ma ogni viaggio è per lei un modo per costruire un ponte tra Ferrara e il resto del pianeta. I suoi racconti, foto e video raccolgono migliaia di visualizzazioni e commenti, e sono già diventati un piccolo patrimonio digitale per chi sogna di partire e magari non può farlo. Con la sua energia e la sua instancabile curiosità, Polini dimostra che la vera ricchezza di un viaggio non sta solo nei chilometri percorsi, ma nei sapori assaggiati e nelle persone incontrate.
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