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Dopo la sentenza

Pestaggio a Ferrara, nessuna attenuante per i bulli mai pentiti

Alessandra Mura
Pestaggio a Ferrara, nessuna attenuante per i bulli mai pentiti

Minorenne aggredito in piazza Ariostea, le motivazioni delle condanne

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Ferrara Non hanno mostrato pentimento, né hanno offerto alcun risarcimento alla vittima, presa a pugni fino a provocargli la rottura di un timpano, con danno biologico permanente e strascichi psicologici che si sono prolungati per quasi un anno. Il tutto con le aggravanti che il ragazzino pestato era minorenne e che l’aggressione si era svolta con l’apporto di più persone.
Nessuna attenuante poteva quindi essere concessa a Constantin Calancea e Said Smaidi, entrambi ventenni all’epoca dei fatti, condannati a luglio alla pena di un anno e quattro mesi per lesioni personali aggravate in concorso per il pestaggio avvenuto in piazza Ariostea nel novembre del 2021. Nelle motivazioni della sentenza il giudice sottolinea la totale gratuità e insensatezza dell’aggressione, scatenata dalla semplice richiesta di una sigaretta avanzata dallo sventurato ragazzo, che stava trascorrendo una serata con amici in piazza Ariostea. Un’aggressione avvenuta in due tempi: prima all’altezza della statua dell’Ariosto e in seguito, dopo che la vittima aveva tentato di fuggire, all’incrocio tra la piazza e via Fossato dei Buoi, dove era stato preso a calci e a pugni al volto dai due imputati con il supporto di altri ragazzi che la vittima aveva riconosciuto. Le conseguenze erano state gravi, sia fisicamente (trenta giorni per la rottura del timpano e un’invalidità permanente del 10-12%) che psicologicamente, come efficacemente documentato dagli specialisti con riscontri documentali, tecnici e testimoniali: il trauma aveva provocato nel giovane un cambiamento profondo, si era chiuso in sé, aveva smesso di uscire e fare sport, con problemi di insonnia e attacchi di panico, e ripercussioni sull’andamento scolastico.
La sua versione dei fatti peraltro, sottolinea il giudice, non è mai stata smentita dagli imputati, in assenza di qualsiasi dichiarazione per fornire «una ricostruzione alternativa e plausibile» a quanto affermato dalla vittima e dall’amico accorso in suo aiuto. Un fatto ritenuto dal giudice di gravità «abbastanza rilevante», a cui aggiungere una «notevole capacità a delinquere» degli imputati «considerata la dinamica dei fatti e l’assenza di seria motivazione tale da giustificare l’aggressione».
Da qui la quantificazione della pena a 9 mesi per il reato di lesioni personali, con il doppio aumento di un terzo per le due aggravanti riconosciute (minore età e concorso di più persone) fino ad arrivare a un anno e 4 mesi, comunque il minimo edittale. Il giudice ha anche disposto la sospensione della pena per cinque anni e ha condannato gli imputati a risarcire in separato giudizio civile le parti offese (il ragazzo e i suoi genitori) che si erano costituite con l’avvocato Carmelo Marcello.
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