Mesola, troppo letame nei campi. Rischio azoto nelle acque
Aziende agricole sanzionate dai carabinieri forestali
Mesola Tutto è nato dalla segnalazione circa la presenza di grossi cumuli di pollina (effluente di allevamenti avicoli, ovvero letame) nei campi di un’azienda agricola del Mesolano. Ma le verifiche sia nell’azienda che nella ditta produttrice compiute dai militari del Nucleo Carabinieri Forestale di Comacchio, hanno permesso di scoprire che, anzi, la quantità di pollina presente sul terreno era molto inferiore rispetto a quella risultante dai documenti di trasporto. Un’incongruenza che lasciava presumere una destinazione diversa per una parte non esigua di letame. Ipotesi confermata dagli accertamenti: a dispetto dei riscontri documentali, la maggior parte della pollina era stata destinata ad altre sette aziende agricole, tutte con sede a Mesola, che si erano prestate a ricevere il prodotto eccedente le capacità di assorbimento della ditta di provenienza con relativi rischi ambientale: perché, in zone caratterizzate dalla presenza di numerosi corsi d’acqua come il Ferrarese, e dunque classificate come vulnerabili ai nitrati (Zvn), può determinarsi un eccesso di concentrazione di azoto nelle acque. Nel caso specifico, le aziende hanno agito in assenza delle obbligatorie condizioni di legge (contratti di cessione, comunicazioni, piani di utilizzazione agronomica). Il Testo Unico Ambiente, in attuazione della Direttiva nitrati, punisce come reato contravvenzionale l’uso di effluenti zootecnici in violazione della normativa (di competenza regionale), la quale prevede un sistema di regole volto a tenere sotto controllo la concentrazione di azoto nelle acque: punto focale del sistema sono le Zvn come il Ferrarese. L’indagine ha messo in luce anche violazioni amministrativo sula gestione dell’effluente, con sanzioni per 3.000 euro.
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