La Nuova Ferrara

Ferrara

Fotografia

Matri mia, le donne legate alla terra. Anche la vallante di Comacchio nel progetto

Stefania Andreotti
Matri mia, le donne legate alla terra. Anche la vallante di Comacchio nel progetto

«Viviana è forte e sensibile, persona speciale»

4 MINUTI DI LETTURA





Comacchio“Matri mia” è un’espressione siciliana che letteralmente significa “madre mia”. Normalmente viene usata per esprimere meraviglia, stupore o sorpresa, simile all’italiano “mamma mia”. Nel progetto fotografico di Gloria Cavasino e Serena Groppelli vuole evocare le donne e la terra, i due elementi al centro della loro narrazione per immagini, che le ha portate anche nel Delta ferrarese.
Il progetto
«Il nostro – dicono le autrici – è un racconto fotografico dedicato alle donne che amano la terra. È la voce delle donne che la abitano, la ascoltano, la portano dentro come un figlio: una preghiera pagana fatta di gesti quotidiani, cura, silenzio. La terra non è solo geografia. È madre, corpo, respiro. È una memoria che si fa gesto, profumo, stagione. Le donne raccontate in questo viaggio non hanno bisogno di imporsi per scoprirsi forti o profonde, ma ognuna di loro è un simbolo: sono custodi, guerriere, nutrici. “Matri mia” è un esperimento: un viaggio dentro un femminile che sa resistere, creare, restare, c’è una rivoluzione che non ha bisogno di rumore. Basta ascoltare il suono della terra che respira sotto i piedi».
«Con questo progetto – spiega Serena, che è pure assessora all’Ambiente del Comune di Piacenza – siamo fotografe e testimoni di storie che affondano le radici nella terra e nelle mani di chi la abita. Attraverso l’obiettivo non guardiamo soltanto, ascoltiamo anche e ogni scatto: è un atto d’amore verso ciò che dura, verso ciò che pulsa sotto la superficie: il suono della terra, il ritmo dei gesti quotidiani, la voce sommessa e potente del femminile che cura, resiste, trasforma. Questo progetto è un cammino condiviso, un atto di restituzione alla terra e alle donne che la custodiscono».
«La Sicilia è la mia casa – racconta Gloria –, il posto in cui sono cresciuta, il luogo in cui affondano le radici della mia storia. È terra del cuore, del sangue, dell’anima. È qui che ho scelto di far iniziare questo progetto: un racconto che intreccia donne e terra, in un dialogo silenzioso e potente. Attraverso lo sguardo di due fotografe e le storie delle donne che stiamo incontrando, vogliamo restituire un’immagine diversa di un mondo spesso narrato al maschile. Un mondo che, invece, è fatto di cura, visione e resistenza femminile. Un mondo che sa di casa, di fatica, di futuro. Siamo partite dal Sud, perché lì il legame con la terra è viscerale, carnale, quasi mistico e abbiamo ascoltato la voce di Gipi in una cantina che, prima di tutto, è una casa dell’anima. E poi siamo risalite nelle Valli di Comacchio fino a Viviana, prima vallante donna, figura che rompe la linea dell’ordinario e traccia una nuova strada da percorrere». Esperienza che anche La Nuova Ferrara ha avuto il piacere di raccontare.
La vallante
«Viviana l’abbiamo incontrata lo scorso novembre – ricorda Serena –, l’abbiamo raggiunta la sera ed è stato utile per conoscerci ed entrare nella sua storia, nel suo mondo. Poi dall’alba del giorno successivo siamo state con lei per immortalare, ognuna a suo modo, i vari momenti della sua esperienza lavorativa. Abbiamo scoperto una persona speciale, che ha saputo mantenere grazia e femminilità in un ambiente che poteva spegnerla. Viviana è donna, forte e sensibile, che rispetto ai colleghi maschi ha un diverso approccio al lavoro, più improntato alla cura. Non si è mascolinizzata per adeguarsi al contesto o affermarsi, ha mantenuto gentilezza e cura di sé, anche se le hanno dato una tuta da lavoro ben più larga del suo fisico minuto perché non esistono divise per donne».

«Nessuno pensava che potessi fare la vallante, nemmeno io – ammette Viviana Carli –; sono biologa, da sempre molto legata alla natura e amante dei viaggi. Ma mi piaceva anche l’idea di provare a coniugare le mie passioni restando nella mia terra, anzi nelle mie Valli. Così quando è uscito il bando pubblico, ho partecipato e l’ho vinto. Ora svolgo questo incarico con grande orgoglio, felice di avere aperto una strada per le altre che vorranno farlo. Questo progetto mi ha permesso non solo di incontrare due fotografe professioniste di grande talento, ma anche due persone autentiche ed empatiche che mi hanno fatta sentire subito a mio agio. Scattare con loro, nel silenzio della valle, mentre la luce blu dell’alba ci illuminava delicatamente i volti, è stata un’esperienza emozionante. Sono grata di aver potuto partecipare a questo progetto e sono convinta che meriti di essere ulteriormente valorizzato e condiviso, data la bellezza delle sue fotografie e la potenza del messaggio che trasmette». Il progetto si arricchirà progressivamente di nuove storie: pastore, apicoltrici e altre professioniste legate alla terra. Attesa la prima mostra al Consolato italiano a Nizza in occasione delle Giornate del Patrimonio, in futuro sarebbe bello portarla a Comacchio.