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Chat proibita con l’alunna nell’Alto Ferrarese, il risarcimento non basta

Alessandra Mura
Chat proibita con l’alunna nell’Alto Ferrarese, il risarcimento non basta

Respinta la richiesta risarcitoria del prof imputato di adescamento: «Non ha mostrato pentimento». Lui: «Ho capito il mio errore»

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Alto Ferrarese Ha chiesto la messa alla prova, il professore 50enne finito a processo per adescamento ai danni di una sua studentessa di età inferiore ai 14 anni: nell’arco di pochi mesi aveva scambiato con la ragazza quasi 11mila messaggi di contenuto anche sessualmente esplicito. Ieri all’udienza predibattimentale davanti al giudice Palasciano l’imputato ha proposto un risarcimento di 4mila euro per le parti civili - la ragazza e la madre - assistite dall’avvocato Simone Bianchi.
La richiesta ha incontrato la ferma opposizione della famiglia poiché, come spiega l’avvocato Bianchi, «riteniamo che l’offerta risarcitoria avanzata sia del tutto irricevibile. Ma ancor più dell’aspetto risarcitorio, abbiamo rimarcato quella che secondo noi è una mancata presa di coscienza da parte dell’imputato delle gravi conseguenze che le sue condotte hanno provocato non solo alla minore, ma anche a tutto il suo nucleo familiare. Ovviamente, questo aspetto, nel caso di ammissione alla messa alla prova, dovrà far parte integrante del programma di trattamento che verrà stilato. L’obbiettivo dei miei assistiti è evitare in tutti i modi che quello che è successo a loro possa capitare nuovamente ad altre famiglie».
Nel corso dell’udienza l’imputato, che nel frattempo è stato sospeso dall’insegnamento, si è dichiarato dispiaciuto dell’accaduto, assicurando di aver compreso l’errore commesso, e aggiungendo di aver intrapreso un percorso per superare e metabolizzare l’accaduto.
Il giudice ha ritenuto che la richiesta della messa alla prova dovesse essere accompagnata da un’offerta risarcitoria congrua, e ha invitato le parti a presentarsi alla prossima udienza, fissata per il 20 ottobre, durante la quale valuterà se la nuova proposta avanzata dall’imputato, difeso dall’avvocato Darien Levani, sia sufficiente a concedere il procedimento penale speciale che permette all’incriminato di sospendere il processo per un periodo di tempo, svolgendo attività riparatorie e sociali, e di ottenere in caso di esito positivo l’estinzione del reato, evitando così la condanna e l’iscrizione nel casellario giudiziale.
Il caso era esploso nel gennaio di quest’anno, alla chiusura delle indagini del sostituto procuratore di Bologna Augusto Borghini, sede competente per il tipo di reato contestato. Inchiesta partita dalla denuncia della madre della ragazza, allarmata dalla sorella che si era accorta del turbamento della nipote. La mamma aveva allora deciso di leggere il contenuto delle chat, scoprendo quelle conversazioni morbose tra il docente e la figlia. Un rapporto che era partito anche come attività di aiuto scolastico per la bambina, ma presto sconfinato in comportamenti inaccettabili. 

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