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Cercasi mozzo, missione difficile a Porto Garibaldi: avviso dell’Ufficio marittimo

Katia Romagnoli
Cercasi mozzo, missione difficile a Porto Garibaldi: avviso dell’Ufficio marittimo

Chiamata il 29 settembre sul peschereccio Canavin di Cervia. Il comandante Di Lena: «Reperire personale è sempre più problematico»

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Porto Garibaldi Per la ricerca di un mozzo, figura professionale che fa capo ai mestieri del mare è stato diramato dall’Ufficio circondariale marittimo di Porto Garibaldi un avviso con chiamata per l’imbarco, fissata per lunedì 29 settembre alle ore 9.

L’avviso riguarda l’imbarco di un marittimo, in possesso di nazionalità italiana, che dovrà lavorare come mozzo sul motopeschereccio Canavin (2Ra625), battente bandiera di Cervia, attualmente attraccato nel molo di Porto Garibaldi. «La chiamata d’imbarco non è una selezione pubblica, ma una procedura prevista dal Codice della Navigazione – chiarisce il tenente di vascello Antonino Di Lena, comandante dell’Ufficio circondariale marittimo di Porto Garibaldi –. L’autorità marittima raccoglie le disponibilità degli aspiranti marittimi e le trasmette al comandante dell’imbarcazione, che avrà la facoltà di scegliere a chi affidare il posto, con un contratto di natura privatistica». Un passaggio che, seppur prettamente burocratico, ha una forte implicazione sociale. «Si tratta di una pratica molto diffusa – prosegue Di Lena – soprattutto nei settori e nei territori in cui non è semplice reperire personale marittimo. In questi casi, l’autorità marittima diventa un punto di incontro istituzionale tra domanda e offerta di lavoro».

Per questa tipologia di chiamata è richiesto un marittimo iscritto alla cosiddetta terza categoria della gente di mare. La qualifica minima è quella di mozzo, figura essenziale a bordo dei pescherecci. «Il mozzo – prosegue Di Lena – svolge mansioni di manovalanza, presta assistenza al comandante durante la navigazione e partecipa alle attività di sistemazione del pescato. Si parla di un mestiere che può essere svolto anche da un apprendista che si affaccia per la prima volta tra le professioni del mare, imparando così sul campo tecniche, ritmi e responsabilità della vita a bordo». Sulla base del riscontro che l’avviso diramato dal Circomare di Porto Garibaldi, si potrà cogliere l’appeal che ancora oggi preserva il duro lavoro del pescatore. Come noto, dal 2004, in attuazione alle direttive europee relative alla sicurezza dei lavoratori a bordo delle navi da pesca, vige l’obbligo di imbarcare, sui motopescherecci, un secondo marinaio. Da 21 anni la pesca professionale in mare aperto non può più essere esercitata dal solo comandante del peschereccio. A Porto Garibaldi sono una trentina le unità dedite alla pesca a strascico, che fanno capo alla Cooperativa Piccola e Grande Pesca. In questi ultimi anni gli effetti delle rottamazioni e le sempre più stringenti norme comunitarie, declinate in nome della riduzione dello sforzo di pesca, hanno spinto diversi pescatori a lasciare l’attività, senza prevedere quell’auspicato ricambio generazionale che affligge anche il settore dell’agricoltura. Fanno da contraltare alle politiche comunitarie improntate a una riduzione della pressione di pesca, anche sanzioni salate che scattano in caso di violazioni, incidendo pure sulla licenza di pesca a punti (ad esempio per la calata delle reti al di sotto delle miglia consentite dal calendario stagionale). Nel 2025 la ricerca di un mozzo da imbarcare su un peschereccio si rivela difficoltosa al punto tale che, per incentivare le candidature, deve fungere da tramite l’autorità marittima. l

Katia Romagnoli

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