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Controllo di vicinato a Ferrara, progetto rimasto indietro

Francesco Gazzuola
Controllo di vicinato a Ferrara, progetto rimasto indietro

Intanto in città e nelle frazioni nascono gruppi spontanei

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Ferrara Borgo Punta, uno e due, Foro Boario, il Doro, via de Vincenzi e via don Bosco, poi ancora Cona, Fossanova San Marco, San Bartolomeo in Bosco, Francolino, Casaglia, Ravalle e Porporana. Siamo nel 2017, nel pieno del Tagliani bis, quando l’amministrazione di centrosinistra presentò il progetto “Controllo di vicinato” e nei luoghi sopracitati venne posizionato un cartello giallo per indicare l’esistenza di una neighborhood watch, per dirla all’inglese. Gli obiettivi erano promuovere e rafforzare la sicurezza urbana attivando un vicinato solidale.

Cartelli oggi un po’ più scoloriti: segno del tempo che passa, ma anche di un progetto che sembra essere stato dimenticato o, meglio, non portato avanti dall’amministrazione Fabbri. «Probabilmente questa giunta preferisce tenere contatti diretti con alcuni residenti che attivare – o riattivare, ndr – un processo partecipativo, che comunque non è facile da governare e per lo sviluppo occorrono risorse». Le parole escono dalla bocca della consigliera di La Comune Anna Zonari. Tutto perfettamente coerente con quanto presentato in sede di campagna elettorale, ovvero «la partecipazione della cittadinanza al governo della città, che passa anche da questo».

Alla base di quel progetto vi erano le care e vecchie relazioni sociali, che puntavano a creare un sistema informativo e di comunicazione rapido tra forze dell’ordine e cittadini, con i loro referenti e coordinatori. Niente a che fare con le ronde che negli ultimi anni hanno fatto drizzare le antenne di molti, perché, oltre alla sicurezza, nel controllo di vicinato altri aspetti venivano perseguiti. Su tutti la ricostruzione dei legami che evitano l’isolamento delle persone. E quindi nella richiesta di “alzare il livello di attenzione” si inserivano quei gesti quotidiani come conoscere e aiutare i propri vicini in caso di bisogno, tenere gli occhi aperti in loro assenza, magari quando sono in vacanza o a fare la spesa, guardare in strada quando suona un allarme, diventare una famiglia per anziani soli. «In città, dentro le mura e nelle frazioni, ci sono i cartelli ma persone che facevano parte di questi comitati hanno riferito che non sono più attivi», spiega Zonari, che ha presentato un’interrogazione alla giunta per sapere «lo stato attuale del progetto, anche perché c’è un sito ancora attivo e la possibilità di aderire compilando un modulo».

Anche se dal Municipio nessun input è arrivato, nel tempo ci sono state comunità che hanno sentito l’esigenza di creare gruppi di vicinato, principalmente come risposta ai furti e alle continue effrazioni. L’ha fatto Aguscello, lo scorso anno pesantemente “visitata” dai ladri, così come Malborghetto. «Un gruppo nato da un vuoto lasciato dall’attuale amministrazione, che non ha più risposto a quest’esigenza – ammonisce l’ex consigliera Pd Maria Dall’Acqua che è stata promotrice a Malborghetto, dove vengono segnalati anche i disagi idrici per le «frequenti rotture» –, mentre i cittadini hanno cercato di attuare una buona pratica». Gli effetti ci sono stati e «i furti si sono quasi azzerati, anche per merito nostro – sottolinea Cora Talmelli, portavoce di Aguscello – e ci sono contatti costanti con la Polizia». Nelle due frazioni i gruppi sono ancora attivi e attendono sviluppi su videosorveglianza e illuminazione pubblica, richieste presentate sul tavolo dell’amministrazione. Intanto il periodo peggiore – il tardo pomeriggio invernale – si avvicina. l

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