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L’inaugurazione

Aldro vive. 20 anni dopo l’intitolazione del parco dove venne ucciso

Stefania Andreotti
Aldro vive. 20 anni dopo l’intitolazione del parco dove venne ucciso

Le fiaccole illuminano il buio della notte nell’ultimo luogo che vide in vita, e che ora porta il nome di Federico Aldrovandi. La targa: «Perché nessuno possa morire così»

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Ferrara Ieri sera il parco accanto all’Ippodromo era immerso nel buio e nel silenzio. Probabilmente è così che Federico Aldrovandi se lo è trovato davanti all’alba del 25 settembre, mentre tornava a casa. È lì che sembra essere iniziata la colluttazione con gli agenti intervenuti perché, secondo la loro ricostruzione, un ragazzo era in preda all’agitazione e stava dando testate contro i pali. La verità su quei momenti probabilmente non verrà mai rivelata, ma l’epilogo è ormai noto: omicidio colposo, con condanna in via definitiva dei poliziotti.

Vent’anni dopo, quel buio è stato illuminato dalle fiaccole di decine di persone che si sono volute ritrovare nel giorno della sua morte per dedicargli, assieme all’amministrazione – presente il sindaco Alan Fabbri –, quello che probabilmente è stato l’ultimo luogo visto da Federico in vita. Su uno di quei pali è stata scoperta la targa del Giardino Federico Aldrovandi. Con una dedica, voluta dalla mamma Patrizia Moretti: «In ricordo di Federico, ragazzo, perché nessuno possa più morire così». Ora fa parte della città, è patrimonio di tutti, a partire dalle nuove generazioni, come quelle che nella mattinata, si sono ritrovate al Dosso Dossi per inaugurare la mostra “Dalla realtà, l’arte – ricordando Federico”. Hanno ascoltato la sua storia dalla voce dei genitori e degli amici, commuovendosi con loro.

È stata una giornata di emozioni e ricordi, arrivati da tutta Italia e oltre, e di parole, pesanti come pietre. Fra tutte quelle di mamma Patrizia: «Perdere un figlio è una tragedia totale, è come affrontare una guerra, ma in tempo di pace. Il terrore poi sopravvive perché chi ha commesso il reato veste la divisa. Non ci sono poi state azioni significative per evitare il ripetersi di questi reati compiuti da chi dovrebbe proteggerci, che infatti abbiamo visto riaccadere. E loro sono tornati liberamente in servizio».

Di peso anche le parole del sindaco Fabbri alla proiezione al Cinepark Apollo del film “È stato morto un ragazzo” di Filippo Vendemmiati, alla quale era presente accanto a Paolo Calvano e Marcella Zappaterra del Pd. «Questo è il momento per fare sì che una memoria personale diventi collettiva, ne abbiamo parlato anche con l’avvocato Fabio Anselmo, con cui siamo divisi su tante cose come l’amministrazione e la politica, ma qui siamo schierati assieme. Dopo tanti anni, faccio anche un mea culpa della parte politica che rappresento, ora si è fatta più chiarezza, c’è meno divisione e più unità su quello che è stato un omicidio, lo raccontano i fatti, una tragedia che speriamo non ricapiti più». E oltre a questo, il Comune si è impegnato, una volta conclusi i lavori all’Ippodromo, a dedicare a Federico il centro con la biblioteca che sarà al suo interno.

«Io, Patrizia e Stefano non avremmo voluto essere qui questa sera – ha detto in una fiaccolata carica di memoria ed emozione papà Lino – perché ciò avrebbe significato proseguire la nostra vita, da quel maledetto 25 settembre fino ad oggi, nella normalità, con Federico qui accanto a noi, vivo, e non in chissà in quale posto dove lui è ora. Un nome e un cognome su una targa in un giardino, perché non si perda la memoria». 

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