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L’episodio

Furgone sul marciapiede. L’uomo si rifiuta di spostarlo e la ragazza in carrozzina va sotto la pioggia

Katia Romagnoli
Furgone sul marciapiede. L’uomo si rifiuta di spostarlo e la ragazza in carrozzina va sotto la pioggia

A Comacchio la ragazza è stata costretta a scendere dal marciapiede e andare in strada. La mamma: «La vita di mia figlia è una lotta continua. C’è maleducazione, chiedo solo rispetto»

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Comacchio Arriva in ritardo al lavoro, dopo esser stata costretta, sotto alla pioggia, a percorrere in carrozzina un tratto di strada in acciottolato perché un uomo si è rifiutato di spostare il furgone che ostruiva il marciapiede, in sosta abusiva sullo stesso. È un episodio che suscita indignazione e sgomento quello che si è verificato mercoledì mattina, in corso Mazzini a Comacchio, un episodio che mette in luce un’inaccettabile barriera culturale, grave ancor più di quelle architettoniche.

L’episodio

Poco dopo le 9, Alessia Mangherini, 23enne comacchiese è stata costretta a scendere dal marciapiede di corso Mazzini e a muoversi in strada, facendo lo slalom tra il furgone in divieto ed altre automobili per raggiungere il luogo di lavoro, la Manifattura dei Marinati, dove sta svolgendo un tirocinio professionale. A raccontare l’increscioso episodio la mamma di Alessia, Elisabetta, una donna guerriera e combattiva quanto la figlia. «In un primo momento, trovandosi davanti all’ostacolo rappresentato da un furgone bianco sul marciapiede – spiega mamma Elisabetta -, Alessia ha chiesto all’uomo che lo stava utilizzando per lavoro di spostarlo, ma non ha ricevuto risposta. È sopraggiunta una mia collega, che ha tentato di aiutarla, rinnovando l’invito a quell’uomo. Lui in maniera sconcertante, ha invitato mia figlia a “fare il giro, scendendo dal marciapiede”. È da una vita che combattiamo contro piccole e grandi ingiustizie – prosegue Elisabetta, da sempre al fianco della figlia – ma questa volta si è superato il limite».

Sotto alla pioggia, Alessia ha così dovuto imboccare la strada, affrontando l’acciottolato scivoloso, con una mano sul comando della carrozzina elettrica e con l’altra, impegnata a reggere l’ombrello. Il telefono, custodito nel marsupio agganciato alla carrozzina, non era raggiungibile: nessuna possibilità di scattare foto o di contattare la Polizia locale. «La ragazza, che avrebbe dovuto prendere servizio alle 9.30 alla Manifattura dei Marinati, è giunta sul posto di lavoro in ritardo.

Non è la prima volta che Alessia, nel suo percorso casa-lavoro, si imbatte in ostacoli. «Ogni giorno ci sono auto parcheggiate sui marciapiedi – aggiunge la madre -. Ma oltre agli ostacoli quotidiani, mia figlia deve affrontare anche difficoltà legate all’organizzazione del suo tirocinio». Per 4 anni la ragazza ha lavorato a Palazzo Bellini, alla reception con i messi comunali, instaurando rapporti di proficua collaborazione. Benvoluta da tutti, la 23enne, diplomata in accoglienza turistica, suo malgrado, ha dovuto intraprendere un nuovo percorso, per l’impossibilità di ripetere l’esperienza lavorativa nello stesso luogo di lavoro. «Uno spostamento che poteva essere evitato – puntualizza mamma Elisabetta –. La Legge 104 garantisce a mia figlia il diritto di scegliere dove svolgere il tirocinio».

Alessia con il suo sorriso radioso e il bagaglio di competenze maturate durante il percorso scolastico all’Istituto superiore Remo Brindisi, continua a lottare tutti i giorni, con mamma Elisabetta al suo fianco, per far valere i suoi diritti. «La vita di mia figlia – conclude Elisabetta – è una lotta continua: per la scuola, per gli ausili, per le terapie. E ora per il lavoro. Chiedo solo che sia rispettata come persona».  

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