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Il caso

Reno Finalese, ragazzini nel cimitero per i selfie con teschi e ossa

Francesco Dondi
Reno Finalese, ragazzini nel cimitero per i selfie con teschi e ossa

Vilipendio di cadavere: i carabinieri sequestrano una stanza

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Reno Finalese Quei video avevano rapidamente fatto il giro delle chat e qualcuno ha scelto di informare i carabinieri di Casumaro e della Compagnia di Cento. Quelle immagini avevano creato troppo ribrezzo e sconcerto tra coloro che li avevano intercettati. Registravano un gruppo di ragazzino che maneggiavano ossa umane e teschi, trovati all’interno del cimitero di Reno Finalese. Un gioco macabro e anche pericoloso visto che la movimentazione di resti umani può sprigionare sostanze nocive legate alla decomposizione, ma soprattutto una evidente mancanza di sensibilità e di rispetto per le regole di convivenza sociale. I carabinieri hanno svolto alcuni accertamenti, si narra anche che vi sia stato qualcuno che si è pentito e presentato autonomamente in caserma, fatto sta che il gruppo di ragazzini minorenni, residenti tra il Centese e il Finalese, sono stati individuati e denunciati quantomeno per vilipendio di cadavere. Bisognerà poi capire se l’ingresso furtivo nel cimitero possa essere ritenuto una violazione di carattere penale, ma sono discorsi che poco importano.
I giovani erano arrivati nel piccolo camposanto di Reno ed erano entrati in una stanza in passato adibita alla guardiania. Lì hanno notato una botola e l’hanno spalancata. Forse con sorpresa si sono trovati di fronte a teschi e ossa umane, riposti nell’anfratto senza un particolare motivo. L’ossario è infatti piuttosto distante rispetto alla stanza incriminata e ora finita sotto sequestro da parte dei carabinieri di Casumaro. Ma invece che andarsene altrove, il gruppo ha scelto di immortalare quella scoperta e sono stati estratti gli smartphone, utili a registrare i ragazzini mentre maneggiavano i resti umani senza particolare rispetto né cautela.
Quanto avvenuto è rimasto segreto per giorni, ma non è passata inosservata l’area sequestrata tanto che in paese si sono alimentate le voci più disparate a partire da un furto sacrilego e utile ad organizzare riti satanici. Le indagini hanno restituito un’altra verità socialmente più preoccupante anche perché - si dice - alcuni dei ragazzini sono i medesimi che si sono ripresi davanti all’imponente incendio di rotoballe di Casumaro. Non vi è alcun riscontro sul loro coinvolgimento ma la necessità di apparire ha fruttato la denuncia alla procura minorile.