Doppio furto, indagine da film a Dogato: chiesti sei anni di reclusione
Un uomo individuato dopo una sosta al bar e grazie a un telefonino
Dogato Un classico processo indiziario, ma di quelli con molti indizi che puntano tutti su un unica una persona. Accusata ora di un doppio furto in abitazione e che ora rischia una condanna pesantissima. La Procura, tramite il vice procuratore onorario Stefano Antinori, ne ha chiesto la condanna a ben sei anni di reclusione, anche per via delle recidiva.
L’imputato era stato denunciato dopo un’indagine quasi da film da parte dei carabinieri. Il fatto è risalente al marzo del 2019. Un uomo aveva visto due persone allontanarsi da un’abitazione e salire su un’automobile, una Ford Focus. Immediatamente aveva incrociato il proprietario della casa, suo vicino, chiedendogli se conoscesse quei soggetti. Non li conosceva affatto, la vittima scoprì infatti di essere appena stato derubato, un ammanco dal valore di circa 2.500 euro.
Trenta minuti dopo, i carabinieri trovano la Focus abbandonata in un fosso a bordo strada: dentro c’era la refurtiva e un cellulare, elemento fondamentale dell’indagine. Tra le ultime chiamate registrate, ce n’era una diretta all’utenza poi risultata intestata all’imputato, unico dei due presunti autori del furto ad essere stato individuato.
Contestualmente, proprio l’imputato era stato ripreso dalle telecamere di un bar del paese mentre faceva una chiamata, altro elemento fondamentale perché poi i carabinieri tracciarono quell’utenza e, tramite le celle telefoniche agganciate, ne seguirono gli spostamenti, fino alla stazione ferroviaria di Rovereto, dove l’uomo prese il treno per tornare a casa propria. E per recarsi alla stazione, dice l’accusa, aveva compiuto anche un altro furto, quello di una bicicletta, prelevata dall’interno di un’abitazione privata. Doppio furto in abitazione, dunque. E in più i riconoscimenti fotografici da parte di alcuni testimoni, compreso il barista. La difesa, sostenuta dall’avvocato Peppino Brugnano, sostituito ieri dal collega Giampaolo Remondi, ha chiesto l’assoluzione, puntando su alcune incertezze nei riconoscimenti fotografici e su questioni relative alla riconducibilità certa dell’utenza telefonica. Il 10 ottobre è attesa la decisione del giudice.
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