Caporalato, in venti in due case: denuncia e multa a Portomaggiore
E c’è anche la sentenza di condanna per gli sfruttatori: «Risarcire le vittime»
Portomaggiore Il caporalato è una piaga da estirpare e negli ultimi anni, soprattutto nella zona di Portomaggiore, tanto è stato fatto, ad iniziare dall’apertura dello Sportello per il lavoro. Ieri una sentenza di condanna per gli sfruttatori, che dovranno risarcire le vittime, e un’operazione di carabinieri e Polizia locale hanno aggiunto tasselli fondamentali.
L’operazione
Nella mattinata di lunedì, i carabinieri della compagnia di Portomaggiore, con gli agenti della Polizia Locale dell’Unione dei Comuni “Valli e Delizie”, hanno svolto un servizio straordinario di controllo del territorio per contrastare il fenomeno del sovraffollamento abitativo nella comunità pakistana locale. I controlli hanno interessato complessivamente venti cittadini provenienti dal Pakistan e domiciliati in due abitazioni di Portomaggiore, i cui esiti hanno portato a una denuncia e due sanzioni amministrative. In particolare un 35enne è stato denunciato alla procura estense per essersi rifiutato di fornire i documenti per l’identificazione e di declinare le proprie generalità, mentre un 39enne e un 36enne sono stati sanzionati per complessivi 12mila euro, avendo omesso di comunicare all’autorità di pubblica sicurezza l’ospitalità di 12 connazionali. Un segnale forte, importante. Una strada che i Comni dell’Unione, la Prefettura e le forze dell’ordine stanno battendo ormai da tempo. E proprio da una operazione contro il caporalato si è arrivati ad una sentenza che si potrebbe anche definire storica.
La sentenza
Un’operazione delle forze dell’ordine ha portato, il 7 aprile 2022, all’arresto di tre sfruttatori e alla denuncia e perquisizione di 23 imprenditori agricoli di 5 province tra Emilia Romagna e Veneto (Ferrara, Rovigo, Padova, Venezia e Ravenna). Nello specifico, il territorio interessato era proprio quello di Argenta e Portomaggiore. L’inchiesta aveva poi portato ad accertare che i tre sfruttatori avevano costruito una vera e propria organizzazione malavitosa che, approfittando dello stato di bisogno di 159 persone immigrate, le destinava al lavoro in diverse aziende agricole del territorio, pagandole solo 4 euro all’ora, senza il rispetto delle condizioni di sicurezza e senza regolarizzazione, costringendole a quelle condizioni con la violenza.
In relazione a due dei lavoratori vittime del grave sfruttamento lavorativo - assistiti dalla Flai Cgil di Ravenna e a seguito dei ricorsi di lavoro presentati tramite gli avvocati dello Studio Miscione di Bologna - il Tribunale del lavoro di Ferrara si è pronunciato nei giorni scorsi, condannando gli sfruttatori a restituire ai due lavoratori le migliaia di euro di retribuzioni non percepite in quegli anni di lavoro agricolo sottopagato, confermando ulteriormente la tesi sostenuta dal sindacato che si trattò di grave sfruttamento lavorativo.
«Questa decisione - dichiarano gli avvocati Michele Miscione e Alessandra Miscione dello studio legale che ha condotto la causa - rappresenta un grande riconoscimento prima di tutto giuridico di una situazione terribile, quale quella del caporalato. Si tratta di una sentenza importante perché oltre alla sussistenza del reato, è intervenuto il Giudice del Lavoro stabilendo che i lavoratori, ingiustamente sfruttati anche sul piano economico, hanno diritto alla retribuzione giusta. La condanna è intervenuta nei confronti di tutti i soggetti coinvolti, le società e gli intermediari illeciti, a suggellare lo stigma di comportamenti di sfruttamento dei lavoratori nell’agricoltura. Siamo molto soddisfatti e fieri di un lavoro svolto grazie alla sinergia con la Flai Cgil, per il riconoscimento di importanti diritti dei lavoratori, di un Giudice coraggioso e sensibile che ha emanato una decisione che ci auguriamo possa aprire la strada all’emersione di comportamenti ingiusti, da oggi sapendo che esiste una tutela anche nel diritto del lavoro».
La reazione
«Crediamo che questa sentenza - commenta Laura Mazzesi, segretaria generale Flai Cgil di Ravenna - oltre a sancire il diritto dei lavoratori a veder riconosciuto il giusto salario, stabilito dalla contrattazione collettiva, sia un importante precedente per dare ulteriore coraggio a tutti i lavoratori a rivendicare giustizia e a non sottostare a ricatti e vessazioni sul lavoro. Come organizzazione sindacale abbiamo plaudito l’operato delle forze dell’ordine e delle Procure, perché si è riusciti a condannare gli artefici il grave sfruttamento lavorativo. La Flai Cgil sta denunciando da molti anni la presenza del fenomeno del caporalato in tutta Italia, compreso nelle campagne del nord del Paese. Quello che però spesso sfugge alla ribalta della cronaca, è la situazione personale delle centinaia di vittime di questo reato. Si tratta di persone, per la stragrande maggioranza straniere giunte in Italia alla ricerca di maggior fortuna, che invece incappano in reti criminali che speculano sul loro bisogno di lavorare, di trovare casa, di trasporto per raggiungere i luoghi di lavoro, di ottenere un permesso di soggiorno e di ripagare i debiti contratti per raggiungere l’Europa. Siamo consapevoli che, nonostante la sentenza favorevole ai lavoratori sfruttati, non sarà semplice ottenere, aggredendo i patrimoni dei caporali condannati, gli arretrati retributivi disposti dal giudice».
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