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Il caso

Cugini uccisi a Rero, il legale dei due indagati: «Estranei ai fatti»

Daniele Oppo
Cugini uccisi a Rero, il legale dei due indagati: «Estranei ai fatti»

Parole di fuoco dell’avvocato Marangoni

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Rero «Preannunciare una nuova opposizione alla richiesta di archiviazione è irresponsabile oltre a costituire una violazione del principio costituzionale del giusto processo. Non può essere accolta, se viene presentata sarebbe motivata esclusivamente da sentimenti di vendetta e non da ragioni giuridiche, che non ci sono». Chiarisce di non voler «fare polemica» con nessuno, né con i colleghi Denis Lovison e Massimiliano Sitta né con i loro assistiti, ma le parole dell’avvocato Stefano Marangoni rimangono pesanti e ferme a baluardo della dichiarazione d’innocenza dei suoi assistiti, padre e figlio indagati per il duplice omicidio dei cugini Dario e Riccardo Benazzi e nei confronti dei quali, per la seconda volta, la Procura di Ferrara ha chiesto l’archiviazione.

«I miei assistiti sono estranei alla vicenda – ribadisce Marangoni –. Non voglio entrare in polemica con le persone offese e i loro legali ma sa cosa mi ha detto un illustre collega una volta? Che a fare di un avvocato un buon avvocato sono i buoni clienti, che non sono quelli che pagano bene ma quelli che non chiedono all’avvocato di dare voce a sentimenti di vendetta».

Per i due indagati, lo ricordiamo, la Procura ha chiesto per la seconda volta l’archiviazione dell’indagine, non essendo emersi dagli accertamenti suppletivi elementi a loro carico. In sede cautelare, sia il gip che il riesame avevano già indicato il materiale indiziario come del tutto insufficiente.

«Ho già manifestato tutto il mio stupore in sede di opposizione alla prima richiesta, che non doveva essere accolta perché difettava di motivi tecnici – dice il legale –. Il gip ha fatto una cortesia alle persone offese disponendo indagini suppletive, che erano palesemente ultronee, perché prive di incidenza concreta sul risultato delle indagini preliminari». Così per la comparazione del Dna di un terzo non identificato trovato sulla pulsantiera dell’auto degli indagati, sulla traccia di lantanio trovata su un maglione e sulla consulenza per stabilire il numero di persone necessario a spostare i cadaveri.

«Sul lantanio è stata confermata la risposta del primo consulente: la particella non ha la forma tipica di quella presente nelle polveri da sparo, ma di quella tipica delle pietre focaie degli accendini e il mio assistito (il più giovane, ndr) è un accanito fumatore». Sulla consulenza che ha permesso di concludere che a spostare i cadaveri dei Benazzi dal campo dove sono stati uccisi all’auto dove sono stati dati alle fiamme debbano essere state almeno due persone, più probabilmente tre, l’avvocato Marangoni è quasi sarcastico: «È imbarazzante, che incidenza ha? Se servono due persone per spostare i corpi e i miei assistiti sono in due allora sono loro i colpevoli» ? La conclusione è netta: «Non ci sono profili genetici compatibili, non ci sono tracce ematiche, non ci sono tracce di polvere da sparo e impronte. Questo pone i miei assistiti non come non responsabili, ma proprio nella estraneità al fatto».


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