Più danni e criticità impreviste, il campanile del Duomo di Ferrara blindato per altri 6 mesi
Slittano i tempi di conclusione dei lavori di restauro post terremoto: 180 giorni e 300mila euro in più
Ferrara Si allungano i tempi, e cresce l’importo, per i lavori di restauro e consolidamento del campanile del Duomo danneggiato dalle scosse del terremoto di tredici anni fa. L’intervento avrebbe dovuto concludersi a metà ottobre, ma la necessità di rivedere il progetto originario «determinata da circostanze impreviste e imprevedibili, oltre che da opere aggiuntive» ha fatto slittare il termine lavori di altri sei mesi, e se ne riparlerà nella tarda primavera.
Il piano economico originario, ricorda l’atto comunale che ha disposto le modifiche, prevedeva una spesa di 2 milioni di euro per rimettere in sesto il campanile, ma le varianti in corso d’opera introdotte in seguito a ulteriori perizie hanno comportato un costo aggiuntivo di 300mila euro. Allo stesso modo, è stato aggiornato anche l’importo dei lavori di restauro e consolidamento della facciata, del protiro e dei prospetti nord e sud della Basilica, arrivato in totale a 5.700.000 euro. Spese aggiuntive che troveranno copertura nelle risorse attualmente a disposizione nel finanziamento complessivo di 7 milioni e 700mila euro con fondi Mibact.
I lavori erano stati consegnati alla ditta aggiudicataria dell’appalto, la Leonardo srl, nel luglio del 2024, con termine del cantiere previsto il 15 ottobre 2025. A far posticipare la data di 180 giorni lavorativi, con conseguente incremento dell’importo, sono stati diversi elementi di criticità imprevisti riscontrati nel corso dei lavori e che hanno portato a introdurre modifiche al progetto originario.
L’attenzione si è concentrata in particolare sull’aggiornamento dello stato conservativo del paramento lapideo e dei capitelli delle semicolonne, nel primo caso per operazioni di pulitura e disinfezione più consistenti (oltre ad altre migliorie), e nel secondo caso a fronte di maggiori fenomeni di degrado come erosioni, scagliature e lesioni.
A incidere su tempi e costi, anche la sistemazione del paramento ovest – dove è emerso «un più esteso quadro fessurativo» – e il rifacimento della copertura che a seguito di un rilievo laser-scanner dell’interno e dell’esterno, ha mostrato «i segni di alcuni interventi passati che risultano inefficaci», così come «l’analisi delle condizioni di degrado ha evidenziato «una situazione molto critica nella zona di convergenza sul colmo delle travi», dovuta «a infiltrazioni di acqua derivanti dal podio di San Giorgio e probabilmente dall’interazione di questo con l’asta che sorregge la banderuola, che mostra anche all’esterno in sommità significativi spostamenti e fessurazioni». Quindi «per aumentare la durabilità della struttura, tenuto conto del suo rifacimento nei secoli, e considerando comunque la grande invasività di un intervento alternativo con protesi, si è considerato di sostituire per intero gli elementi lignei della copertura, mantenendo però lo stesso schema statico esistente».
Altro punto critico, infine, l’aggiornamento dello stato di dissesto del paramento lapideo: delle possibili soluzioni proposte per riparare il danno, quella ritenuta più idonea è stata la «rimozione puntuale di alcune lastre di rivestimento e la sostituzione con nuovi elementi lapidei». Un’operazione di manutenzione straordinaria allo scopo di «rimuovere il pericolo imminente di caduta» e che comporta l’inserimento di reti di contenimento attorno ai pilastri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
