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Battaglia 118 in Emilia-Romagna. Fabi: «Solo speculazioni»

Manuel Marinelli
Battaglia 118 in Emilia-Romagna. Fabi: «Solo speculazioni»

Forza Italia: «Più di 500 morti per sottovalutazione del caso». L’assessore ribatte: «Falso, il nostro sistema è un’eccellenza»

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Bologna «In Emilia Romagna nel 2024 ancora 572 casi di chiamate al 118 classificate a basso rischio con esito mortale durante il soccorso. Serve una riorganizzazione». È l’attacco che Forza Italia e il consigliere regionale Pietro Vignali hanno mosso nei confronti della giunta regionale, trovando una risposta dura da parte dell’assessore alla Sanità Massimo Fabi, che ha definito l’attacco «una speculazione politica inaccettabile sulla pelle del 118 dell’Emilia-Romagna, dei suoi operatori e dei suoi utenti».

La battaglia nasce da una serie di numeri – forniti dalla Regione – portati all’attenzione dai forzisti a proposito dei pazienti morti dopo essere stati presi in cura in codici di media e bassa criticità. L’accusa è quella di una tendenza a sottostimare la gravità di utenti che poi sono deceduti.

A Modena, ad esempio, nel 2024 sono morti 3 pazienti arrivati in Pronto soccorso in codice bianco: tutti casi terminali prevedibili per condizioni pregresse. A Reggio i casi medesimi di decesso erano 10, a Ferrara 0, ma sono deceduti 4 pazienti di cui 2 casi terminali prevedibili per condizioni pregresse e 2 scenari evolutivi presi in cura come codici verdi.

Venendo ai pazienti presi in carico come codici gialli e poi deceduti, sempre nel 2024, sono stati 49 nel Modenese, 34 nel Ferrarese e 37 nel Reggiano.

«Sono dati che confermano come sia necessario uno sforzo maggiore da parte della Regione per migliorare l’organizzazione dei soccorsi sanitari di emergenza soprattutto perché gli operatori sanitari non sono messi in grado di affrontare le difficoltà in cui vengono a trovarsi durante la loro attività» incalza il consigliere forzista Vignali. Per l’ex sindaco di Parma, ora all’opposizione in Consiglio regionale «bisognerebbe incrementare le pratiche che in alcune realtà hanno portato ad una diminuzione come Forlì Cesena, dove dal 2023 al 2024 si sono riscontrati 20 casi in meno. Inoltre, andrebbero risolti i problemi dell’organizzazione dell’emergenza urgenza. Mi riferisco innanzitutto all’assenza di navigatori certificati sui mezzi di soccorso con gli operatori costretti a utilizzare le applicazioni comuni da smartphone che hanno grandi limiti. È inutile continuare a ripetere da parte dell’amministrazione regionale che il nostro sistema dei soccorsi è un modello quando le sue criticità sono evidenti e segnalate anche da sindacati che rappresentano gli stessi operatori del settore. Non facciamo nessuna speculazione sulla sanità pubblica ma chiediamo che chi amministra in Emilia-Romagna non continui a negare i problemi ed anzi li affronti partendo dall’ascolto verso chi vi opera». Sulla discussione si aggiunge anche Antonio Platis, vicecoordinatore regionale di Forza Italia: «In tante occasioni abbiamo segnalato la necessità di avere più automediche e una rete del 118 che non si poggi in modo prevalente sul mondo del volontariato che fa un lavoro eccezionale, ma non sostitutivo. Questi sono eventi “sentinella”: devono calare e tendere a zero».

Non si è fatta attendere una ferma risposta dell’assessore alla sanità Massimo Fabi, che ha difeso il sistema e gli operatori, «un servizio che rappresenta un’eccellenza a livello nazionale e che assiste oltre 1.400 persone ogni giorno e più di 527mila all’anno».

Una relazione, quella di Forza Italia, «che non esiste e respingiamo con forza – sottolinea Fabi –. Già nei numeri forniti nei mesi scorsi in risposta ad alcune interrogazioni veniva chiaramente indicato come la stragrande maggioranza dei casi in cui un codice a basso rischia sfocia in un esito fatale dipende da condizioni pregresse del paziente già ampiamente compromesse. Non darne evidenza – prosegue ancora l’assessore – produce un allarme ingiustificato nell’utenza di un servizio che, invece, da anni si distingue come un'eccellenza nel Paese: il 118 è nato in Emilia-Romagna e ne rappresenta un fiore all’occhiello preso ad esempio dalle altre regioni e anche fuori dai nostri confini. Faccio appello a tutto l’arco politico affinché la nostra sanità pubblica, in un periodo di grandi difficoltà a causa del sottofinanziamento nazionale, non diventi terreno di scontro: lo dobbiamo per rispetto agli operatori, agli infermieri, ai medici, ai tecnici e ai volontari che ogni giorno lavorano per assistere decine di migliaia di persone, spesso con turni massacranti e con stipendi non all’altezza», conclude Fabi.

La Regione precisa che «anche nella risposta a un’interrogazione del 24 giugno, i casi con codice bianco, verde o giallo che hanno portato a un esito mortale nel 2024 sono stati 554: 66 in codice bianco, il 2% del totale, tutte situazioni terminali purtroppo prevedibili per condizioni pregresse, 58 in codice verde (lo 0,03% del totale) e 430 in codice giallo (lo 0,19% del totale)».

Il numero dei pazienti assistiti in Emilia Romagna è passato dai 451.978 del 2020 ai 527.310 (1.445 al giorno) del 2024. Di questi: 303.141 (pari al 57%) in codice verde, 82.598 (16%) in codice bianco, 120.778 (23%) in codice giallo, 12.524 (2,3%) in codice rosso e 8.269 deceduti.

Con 14mila interventi per 100mila abitanti l’Emilia-Romagna è tra le Regioni che svolgono il maggior numero di interventi. Quanto ai tempi di soccorso, nel 2024 la media in Italia è stata di 19 minuti, mentre in Emilia-Romagna continua a essere di 15: secondo posto a livello nazionale.