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L’anniversario

Il ricordo delle vittime israeliane a Ferrara: «Serve coraggio per dire la verità»

Nicolas Stochino
Il ricordo delle vittime israeliane a Ferrara: «Serve coraggio per dire la verità»

La testimonianza di Eva Hill: «Quel giorno è stato il mio secondo olocausto»

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Ferrara Nel pomeriggio di ieri, all’ex Teatro Verdi, si è tenuto l’incontro “Memoria di un giorno di dolore”, promosso dall’associazione Italia Israele Scaligero Estense in occasione del secondo anniversario dell’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023. L’evento ha raccolto una partecipazione di circa 30 spettatori tra cui diversi esponenti della maggioranza politica cittadina ed è stato l’occasione per riportare al centro il tema della memoria e del coraggio di parlare in un clima percepito da molti come «di crescente ostilità».
«Organizzare un evento come questo, in un momento storico che definirei buio, ha richiesto coraggio» ha dichiarato l’assessora Francesca Savini, che ha aperto l’incontro. «Viviamo tempi in cui esprimere opinioni non allineate alla narrazione dominante può essere rischioso: molte persone hanno scelto di non partecipare per paura di reazioni ostili o violente». Savini ha denunciato «piazze che degenerano, strumentalizzando la sofferenza del popolo palestinese per fini politici. Il patrocinio del Comune e la mia presenza testimoniano l’impegno dell’Amministrazione nel garantire la libertà di espressione e il rispetto reciproco, contro ogni forma di paura e intimidazione».
Ad abbracciare il concetto, anche Federica Iaria, vicepresidente dell’associazione, che ha ricordato le minacce e le pressioni subite: «È un periodo in cui ci viene detto di stare con il capo chino. Io non ho paura: mostro il mio viso e la mia stella di David». La sua voce si è intrecciata con quella di Gladis Fishban, madre israeliana che ha raccontato la morte della figlia diciottenne, uccisa durante l’attacco.
Collegato da Israele, il giornalista Michael Sfaradi, ha riflettuto sull’impatto irreversibile di quella data: «Esisteva un Israele prima del 7 ottobre e un Israele dopo. Quel giorno ho capito cosa significano davvero le parole “odore di carne umana bruciata” che avevo sentito raccontare dai sopravvissuti ai campi di concentramento».
Nel corso dell’incontro è stato trasmesso anche un videomessaggio di Eva Hill, nonna di Noa e Gidi Chiel, uccisi al Nova Festival, che ha definito quanto accaduto «il mio secondo olocausto».
In collegamento da Roma, Claudio Velardi, direttore de Il Riformista, ha accusato l’informazione italiana di non aver trattato con equilibrio gli eventi del 7 ottobre: «Molti di quelli scesi in piazza in questi giorni non sono pro-Palestina, ma pro-Hamas. La politica sta dando una pessima immagine di sé, in particolare la sinistra».
Sulla stessa linea, Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, ha denunciato l’odio antisemita diffuso in Occidente: «La libertà non è una questione di numeri o di proporzioni. Se in Italia non si è più liberi di ricordare 1.300 civili uccisi dai terroristi, allora non possiamo dire di vivere in un Paese democratico».
Tra il pubblico era presente anche Davide Nanni, consigliere comunale del Partito Democratico, che durante l’incontro ha pubblicato su Facebook un post in cui, ha condannato «l’infame strage del 7 ottobre», e invitato a sostenere «una prospettiva di pace in Medio Oriente fondata sulla sicurezza di Israele e sull’autogoverno dei palestinesi», citando anche il piano di pace proposto da Trump come «un’opportunità da non sprecare». 
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