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Bambina abusata a Ferrara, 32enne condannato a 4 anni di reclusione

Daniele Oppo
Bambina abusata a Ferrara, 32enne condannato a 4 anni di reclusione

La violenza in un appartamento del Grattacielo

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Ferrara Quattro anni di reclusione per aver abusato di una bambina approfittando di momenti in cui la madre e la sua coinquilina li avevano lasciati da soli in una stanza di un appartamento al Grattacielo. È la condanna decisa ieri pomeriggio dal tribunale di Ferrara nei confronti di un uomo di 32 anni, di nazionalità nigeriana.
Il fatto sarebbe avvenuto nel 2015, quando la ragazza aveva meno di 14 anni. L’imputato era il coinquilino di un’amica della madre della vittima e, secondo quanto ricostruito nel corso del processo, approfittando del fatto che fosse rimasto da solo con la bambina, per diversi minuti l’avrebbe toccata nelle parti intime e si sarebbe strusciato di lei, fino al ritorno nella stanza da parte delle due donne adulte. L’avrebbe anche minacciata di farle del male se avesse parlato con qualcuno di quanto appena subito.
Un comportamento – una violenza sessuale pluriaggravata secondo il codice penale – che ha poi lasciato delle profonde cicatrici nella bambina, oggi maggiorenne (e ieri sentita dal tribunale), al punto da condizionarne sia le relazioni con i compagni di scuola che il proprio benessere psicofisico. La madre, sentita come testimone nel corso del processo, ha raccontato che per diverso tempo sua figlia ha avuto degli attacchi di panico, a lungo rimasti inspiegati.
È dalla scuola che, alla fine, è emersa la situazione di disagio e la sua origine, anche se va sottolineato che i contorni, nonostante si sia arrivati a una condanna, sono apparsi essere almeno in parte sfumati, forse per via del tempo passato e anche delle difficoltà comunicative. A raccogliere il primo racconto della violenza fu lo psicologo della scuola che aveva ascoltato l’allora ragazzina su richiesta degli insegnanti e del consiglio di classe dopo che la giovane aveva reagito con molta veemenza nei confronti di un compagno di classe che le aveva tolto il cappello dalla testa. A lui raccontò di trovarsi a disagio con gli uomini, per via di quanto accaduto in quella casa.
Nonostante ciò, la scuola non si attivò per una denuncia come invece va fatto – e viene fatto – in casi di questo genere. A denunciare fu la madre, con la quale la ragazza si era confessata nel 2019, quando faceva le superiori, per via dei ripetuti attacchi di panico che l’avevano portata anche all’ospedale e a un consulto con uno psicologo.
La difesa, sostenuta dall’avvocata Simona Maggiolini, attende di poter leggere le motivazioni (deposito entro 90 giorni) per valutare l’eventualità di fare appello. 

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