A Ferrara arriva la prima domenica senza smartphone
La sfida della Regione Emilia-Romagna, le opinioni sulla giornata di detox digitale
Ferrara Una domenica al mese, a partire da domani, senza smartphone. È la sfida lanciata dalla Regione Emilia-Romagna per incoraggiare una disintossicazione digitale, rivolta in particolare agli adolescenti, che porta la comunità a riflettere sull’uso, e in alcuni casi sull’abuso, del cellulare.
Passeggiando per le vie del centro di Ferrara, i pareri dei cittadini si dividono tra curiosità, approvazione e qualche dubbio.
Un gruppo di universitari di Palermo, in città per festeggiare la laurea di un’amica, accoglie l’idea con entusiasmo. «Essendo di domenica, una persona che lavora può anche permettersi di staccarsi dal telefono – racconta Riccardo Scannaliato, studente di Economia dell’università di Palermo –. Io non lo uso per riempire i momenti di noia, non mi considero dipendente». Dello stesso parere Giorgio Russo, che studia Filosofia: «Per me sarebbe un esperimento interessante. Mi piace l’idea di una giornata offline». Proprio da lui nasce una proposta: organizzare, una volta rientrati in Sicilia, una “giornata senza telefoni” tra amici.
La maggior parte accetta, ma non tutti sono convinti. Martina Conticello ammette: «Io sì, ammetto di avere una sorta di dipendenza. Uso il telefono anche otto o nove ore al giorno, non solo per i social ma per studiare e organizzarmi con i miei amici. Ormai ho tutto salvato lì, dai documenti alle carte di pagamento. Sto provando a ridurre con app che limitano l’uso, ma non credo resisterei più di una giornata senza».
La discussione si anima, ed entra nel vivo: come passare il tempo senza dispositivi elettronici? C’è chi propone una passeggiata o una gita in famiglia, chi una giornata al mare, chi semplicemente cucinare insieme. «Ci si può organizzare come si faceva una volta – dicono alcuni –, quando si andava a suonare il campanello delle abitazioni senza sapere se le persone erano in casa o meno».
Federica Cortina aggiunge un’esperienza personale: «Durante una crociera di due settimane ho quasi dimenticato il telefono, non ne ho sentito la mancanza. Quando ci si diverte davvero, non serve».
E dal gruppo arriva anche una nuova idea: «Perché non estendere la proposta alla Sicilia?», suggerisce Giorgio. Riccardo rilancia: «Io aggiungerei pure una giornata senza auto. Sarebbe un bel passo e spingerebbe le persone a optare su una mobilità differente. Sicuramente a Palermo sarebbe più difficile rispetto che a Ferrara ma mi piacerebbe provarci».
Opinioni positive arrivano anche dai ferraresi. Cristina Romanini sorride: «Io la farei più spesso, non solo una volta al mese. Mia nipote ha otto anni e non ha ancora un cellulare, per fortuna, e i suoi genitori sono anche molti attenti nel limitare la visione della televisione optando su attività differenti tutti insieme. Ma se potessi, toglierei il telefono a mio figlio di quarantacinque, che ce l’ha sempre in mano».
Sulla stessa linea Emanuele Ardizzoni, incontrato mentre passeggia per la piazza con il proprio cane: «Io potrei farne a meno. Ma i miei nipoti e mia figlia sono sempre connessi. Sono molto d’accordo con la proposta della Regione e anzi, proporrei di farlo ogni settimana. Ai nostri tempi c’erano i telefoni a gettoni e ci si organizzava lo stesso, senza stare connessi ore e ore. Oggi bisognerebbe tornare a parlare un po’ di più di persona».
Alcuni genitori ammettono di utilizzare la condivisione della posizione con i figli: un modo per “esserci” senza doverli chiamare continuamente. Ma anche questo, spiegano, è un segnale di quanto il telefono sia ormai parte integrante della quotidianità familiare.
Infine, un punto di vista internazionale: Stefania Zamboni, ferrarese che vive a Barcellona, in città con le amiche catalane Ines Magarignos e Noelba Nunis, approva la proposta. «Siamo tutte d’accordo con l’idea della Regione», dice Stefania. E Noelba aggiunge: «Mia figlia ha 24 anni e per fortuna usa poco il telefono. In adolescenza era diverso, ma ora, quando esce con gli amici, spesso lo lascia in borsa. E questo mi riempie d’orgoglio».