Medicina, gli studenti di Unife bocciano il semestre filtro
Dal questionario realizzato da Link – Studenti indipendenti Ferrara emerge che gli studenti universitari sono stressati e disillusi. Domani assemblea pubblica al Mammuth
Ferrara Crescente ansia, senso di incertezza e un carico di studio percepito come schiacciante: è il ritratto che emerge dal questionario realizzato da Link – Studenti Indipendenti Ferrara tra i partecipanti al semestre filtro del corso di Medicina e Chirurgia dell’Università di Ferrara.
L’iniziativa, nata per raccogliere la percezione degli studenti sulla nuova modalità di accesso, ha trovato il coinvolgimento di 463 studenti, circa la metà degli iscritti, offrendo un campione significativo per comprendere l’impatto di questo esperimento formativo.
I risultati mettono in luce un disagio diffuso. Alla domanda se il semestre filtro avesse aumentato il proprio livello di stress, oltre quattro studenti su cinque hanno risposto positivamente, con 124 che dichiarano uno stress “forte” e addirittura 253 “molto forte”. Quasi il 94% afferma di sentirsi sopraffatto dal carico di studio del corso (il 52% dice di essere “gravemente sopraffatto”) e più del 60% riconosce che la competizione con i colleghi contribuisce a peggiorare la situazione (con risposte bilanciate da influisce “lievemente” a “fortemente”). Quasi l’80% degli intervistati si dice inoltre “molto” o “fortemente” preoccupato per il rendimento accademico, in vista di una selezione che si svolgerà a fine semestre e che determinerà l’effettivo ingresso a Medicina.
Secondo Link Ferrara, questi dati «non dovrebbero sorprendere, ma spaventare chi comprende i segnali latenti di un sistema poco tutelante nei confronti di chi si affaccia, magari per la prima volta, al mondo universitario».
Il collettivo studentesco critica la logica che ha portato all’introduzione del semestre filtro, definendolo un «palliativo» che rischia di peggiorare i problemi che avrebbe dovuto risolvere. L’obiettivo politico di rendere più equo l’accesso a Medicina, osserva Link, si scontra con una realtà fatta di pressione costante, precarietà e mancanza di certezze.
«L’università si trasforma in un “non-luogo” dove gli studenti non possono mettere radici – si legge nel comunicato – e dove la competizione prende il posto della curiosità e dell’apprendimento». Alcuni studenti, aggiunge il collettivo, avrebbero già deciso di abbandonare il percorso, «appendendo il camice al chiodo ancora prima di iniziare».
Le testimonianze anonime raccolte nell’indagine confermano un malessere profondo: «Il semestre filtro penalizza chi ha bisogno di tempo per adattarsi – scrive uno studente – e aumenta il rischio di burnout precoce. Inoltre, favorisce le disuguaglianze sociali ed economiche».
Un’altra voce sottolinea l’ambiguità del sistema: «Il tanto pubblicizzato numero aperto in realtà non esiste. La selezione è solo rinviata di qualche mese, con il rischio di perdere un anno intero. È una situazione estremamente stressante».
C’è chi parla di una riforma «organizzata male», che «sta facendo passare la voglia di diventare medico». Un messaggio che suona come un campanello d’allarme in un Paese dove, paradossalmente, si denuncia una cronica carenza di personale sanitario.
L’assemblea di Link invita l’ateneo e le istituzioni a ripensare il modello del semestre filtro e a valutare le conseguenze psicologiche e sociali di una riforma che «ha abbandonato le università a compiti gravosi, senza curarsi delle difficoltà create».
«Serve una riflessione seria – conclude il collettivo – perché formare i futuri medici non può significare logorarli ancor prima di cominciare».
Per discutere dell’argomento, l’organizzazione studentesca ha organizzato un’assemblea pubblica in programma domani alle 17 nell’aula D6 del Polo chimico biomedico Mammuth. l
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