Ferrara, ottomila euro sottratti dal conto con una scusa
Tre donne a processo per frode e accesso abusivo all’home banking
Ferrara Insieme ad altre persone rimaste ignote sono riuscite a ottenere l’accesso all’home banking di un ferrarese e a spillargli oltre 8mila euro dal conto corrente tramite più operazioni, tra bonifici e ricariche alle carte prepagate. Tre donne, tutte originarie della provincia di Napoli, sono ora a processo per concorso in frode informatica, accesso abusivo a sistemi informatici protetti e sostituzione di persona.
L’udienza di ieri è saltata per via dell’assenza – non per la prima volta – di uno dei testimoni, un dipendente di una catena di informatica dove le donne avrebbero fatto acquisti con soldi non loro. È stato quindi deciso il rinvio dell’udienza al prossimo 10 febbraio.
Secondo l’accusa, tra il 20 e il 21 gennaio del 2021 il gruppo un truffatori del quale avrebbero fatto parte del tre imputate sarebbe riuscito ad ottenere l’accesso al servizio home banking di un sessantenne ferrarese tramite un sms “esca”, spacciato come proveniente da Poste Italiane, nel quale veniva avvertito di un’anomalia sul suo conto corrente. Subito dopo era stato chiamato al telefono da una soi disant operatrice di Poste, che l’avrebbe indotto a cambiare le credenziali di accesso all’home banking e a comunicarle all’operatrice stessa.
Guadagnato l’accesso al conto, ecco partire le prime manovre per svuotarlo. Una ricarica alla Postepay di una tale Giovanna per 2.200 euro, in gran parte prelevati in un ufficio postale in provincia di Napoli. Poi un’altra ricarica sulla carta di un’altra donna, da 2.900 euro, usati in buona parte per fare shopping in una catena di informatica (la stessa del testimone non pervenuto). E poi ancora una ricarica sulla carta prepagata di un’altra donna, denominata “Susina” nella causale, per poco meno di 2.900 euro, poi prelevati in due occasioni a Napoli e a Casoria.
Le tre donne, assistite dalle avvocate Silvia Galeone e Rita Farinella – devono rispondere di tali accessi abusivi all’home banking e anche si essersi spacciate per un’operatrice di Poste Italiane per poter dare corso al raggiro. Tutto da vedere se le prove raccolte saranno sufficienti per ritenerle responsabili dell’intera gamma di reati contestati.
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