Tresigallo, vandalismi a teatro e al parco: «La questione avrà strascichi»
Il sindaco di Tresignana racconta in prima persona quanto è accaduto: «Prima il disturbo dello spettacolo, poi hanno forzato una chiusura»
Tresigallo «Siete sicuri di cosa fanno, in paese, la sera, i vostri figli?». Inizia così il post di ieri del sindaco di Tresignana, Mirko Perelli, nel quale con amarezza racconta il sabato sera e notte di disturbo e vandalismi. Si parte al Teatro ’900, dove la stagione si apriva con “Sgrisul” degli Insieme x Caso. Lo spettacolo è stato più volte disturbato da un gruppetto di giovanissimi che, dall’esterno in via Gramsci, battevano violentemente e insistentemente sulle porte laterali della struttura, le uscite di emergenza. I volontari degli Amici del Teatro sono usciti, li hanno redarguiti e minacciati di chiamare i carabinieri, per tutta risposta il gruppetto li ha scherniti dandosi alla fuga, tornando poco dopo per ripetere l’atteggiamento. «Sono allora uscito perdendomi la fine dello spettacolo, e individuandone 3 o 4 vestiti di nero in bicicletta - dice Perelli -, che scorrazzavano per il paese. Li ho riconosciuti, sì, e la questione avrà uno strascico... Ricoprire la carica di sindaco è, se fatto solo per passione, e per me è così, estremamente bello. Impone tuttavia, a volte, il dovere di assumere posizioni scomode, antipatiche ma necessarie, per coscienza e ruolo. Perché è sì forse una “ragazzata” (stavolta) ma non è la prima volta e in altre circostanze gli atteggiamenti hanno debordato il confine legale».
Il sindaco - che guida la Polfer - a quel punto ha continuato la ricerca, individuando un altro gruppetto di giovanissimi dentro il Parco degli Sceriffi ecologici, vicino alla recinzione dell’ospedale. «Stavano schiamazzando. Una panchina era ribaltata, immondizia ovunque. Li ho sgridati e allontanati. Il parco, a mezzanotte, dovrebbe essere chiuso: la porta si chiude automaticamente a una certa ora. Ma viene sistematicamente forzata per entrare, causando ogni volta centinaia, migliaia di euro di danni».
Questo il racconto, al quale il primo cittadino aggiunge una lunga riflessione: «Sono stato giovane anche io, in tempi in cui si avevano molte meno possibilità di divertirsi. C’erano i bar, dove si conviveva con ragazzi più grandi e con gli adulti, che nel micromondo dello stesso locale fungevano da guide. Non esitavano a redarguire comportamenti errati, così come non esitavano a informare i genitori degli atteggiamenti sbagliati. E serviva, c’era rispetto, si cresceva, non c’era omertà... Non esistevano coltelli e pistole fra gruppi di giovanissimi, a mala pena una scazzottata, ne ricordo poche nel mio gruppo... Oggi i nostri figli hanno davvero tutto, troppo in fretta, troppo facilmente. Non hanno più, forse, le guide... I genitori devono tornare a far i genitori, chiaramente non voglio generalizzare ma gli adulti devono riappropriarsi del proprio ruolo e difendere già da dentro casa il ruolo delle istituzioni. Dal canto mio farò ciò che devo, eserciterò il mio ruolo, qualcuno inizierà a essere chiamato».
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