Stangata sugli affitti brevi. A Ferrara B&B e hotel sono d’accordo
Cedolare secca al 26% per chi accoglie ospiti nelle case fino a un mese. Albergatori e B&B: «Giusto così, stesso mercato e stesse regole»
Ferrara Una stretta che farà discutere e che rischia di colpire anche Ferrara, città entrata ormai a pieno titolo nella top-ten del caro B&B in Italia. La prima bozza della Legge di Bilancio 2026, presentata dal Governo Meloni, prevede infatti un aumento dell’aliquota sulla cedolare secca per gli affitti brevi, che passerà dal 21 al 26%. La misura, inserita all’articolo 7 del disegno di legge, rappresenta un aggravio di cinque punti percentuali per oltre mezzo milione di case vacanza e bed and breakfast in tutto il Paese.
Una stangata che, se approvata, arriverebbe già dal 1° gennaio 2026, coinvolgendo in modo automatico anche il sistema di ritenuta d’acconto operato dalle piattaforme online come Airbnb o Booking. L’obiettivo dichiarato è quello di armonizzare la tassazione tra chi affitta una seconda casa in modo occasionale e chi, di fatto, svolge un’attività imprenditoriale a tutti gli effetti. Tuttavia, la norma non è ancora definitiva: in Parlamento si parla di una possibile mediazione che limiti l’aumento solo alle ritenute, o che mantenga un regime agevolato per chi affitta una singola unità immobiliare.
A oggi, infatti, chi affitta una sola casa può beneficiare dell’aliquota al 21%, mentre dal secondo immobile in poi si applica quella al 26%. Con la nuova formulazione, tutti gli affitti brevi verrebbero tassati al 26%, cancellando ogni distinzione.
A Ferrara, dove il prezzo medio di una notte in B&B si aggira intorno ai 94,4 euro – il settimo più alto d’Italia – la notizia ha diviso il settore. «Siamo aperti dal 1994 e siamo il più antico B&B d’Italia, anche se in realtà siamo un room & breakfast, quindi un’impresa vera e propria», spiega Filippo Orlandini, proprietario della Locanda Borgonuovo. «Personalmente trovo giusto l’aumento: molti gestiscono queste attività come veri e propri lavori, ma con un trattamento fiscale più favorevole rispetto alle strutture come le nostre. Se diventa il tuo primo mestiere, è equo pagare come un’impresa».
Il tema, d’altronde, si intreccia con la questione abitativa e con l’impatto turistico sul tessuto urbano. In città come Ferrara, la crescita del turismo culturale ha portato un aumento sensibile dell’offerta di appartamenti a breve termine, sottraendo disponibilità al mercato residenziale. Su questo fronte si muove anche la Regione Emilia-Romagna, che sta lavorando a una legge regionale sugli affitti brevi. Il testo, in via di definizione, punta a fornire ai Comuni strumenti flessibili per regolamentare il settore, bilanciando residenzialità, qualità dell’offerta e sviluppo turistico.
A intervenire sull’argomento è anche Zeno Govoni, presidente Federalberghi Confcommercio Ferrara: «Il principio è: stesso mercato, stesse regole. Al momento gli affitti brevi, ovvero quelli che vanno da una notte a 30 giorni, sono entrati a gamba tesa nel nostro mercato ma non alle stesse nostre regole. Loro per esempio pagano l’Imu e la Tari come se fosse una semplice abitazione, eppure fanno lo nostro stesso lavoro. Sono d’accordo con questo cambio di aliquota, perché così si porta a una maggiore equità. Un altro problema resta il fatto che ad oggi non esiste una regolamentazione nazionale ma viene affidata a ogni Regione la possibilità di creare una legge sugli affitti brevi, creando così ulteriore caos».
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