Ferrara, l'ex convento Santa Rita diventa casa per i cittadini più fragili
La struttura è stata al centro di una ristrutturazione da 710mila euro. Ora la residenza apre le porte a mamme con figli e donne sole in condizione di grave marginalità sociale
Ferrara Da ieri tre mamme con altrettanti figli e quattro donne sole, in condizione di grave marginalità sociale, hanno trovato una nuova casa. Sono state le prime persone ad entrare nella residenza per famiglie Santa Rita, l’ex convento alle spalle della chiesa dei Santi Giuseppe, Tecla e Rita da Cascia in via Carlo Mayr.
«Un luogo accogliente, che offre opportunità di riscatto ai cittadini, soprattutto donne, che vivono una forte marginalità dovuta a situazioni socioeconomiche difficili – è il commento soddisfatto dell’assessore Cristina Coletti – abbiamo dato nuova vita ad un edificio in stato di degrado grazie ad un finanziamento di 710mila euro, ottenuto nell'ambito del Pnrr - Missione 5 Sociale, che siamo stati in grado di intercettare grazie alla coprogettazione con il terzo settore».
La struttura comunale, è stata pensata per garantire alle persone beneficiarie non solo un rifugio per un tempo minimo di sei mesi, ma anche offrire spazi di confronto e riscatto personale grazie allo svolgimento di attività in ambienti condivisi, supportando il recupero dell’autonomia e il reinserimento sociale. «Questo intervento – ha continuato Coletti – dà ulteriore concretezza al piano comunale contro la grave marginalità nel quale dal 2022 l’amministrazione ha investito oltre 3 milioni in accoglienza e servizi. La struttura si affianca al dormitorio di via XX Settembre che aprirà l’1 novembre, per permetterci di affrontare più preparati il piano freddo».
Il grande edificio, precedentemente gestito dall’associazione Viale K, comprende anche un giardino interno ed è stato completamente ristrutturato: rifatti infissi e pavimenti, riprogettati gli ambienti in modo funzionale alla vita comune, ma anche alla necessaria privacy, collocati nuovi arredi e ritinteggiate le pareti con colori pastello, piacevoli e confortevoli, come ha illustrato l’architetto Natascia Frasson, dirigente del Servizio Beni Monumentali e Patrimonio del Comune che ha seguito i lavori.
«Vivere in contesti belli aiuta a riconquistare in maniera più proattiva la bellezza della propria esperienza», ha spiegato Francesco Camisotti, responsabile del settore Società e Diritti della cooperativa Cidas, che assieme a Viale K e cooperativa Azione ha affiancato il Comune di Ferrara nella coprogettazione. La struttura sarà presidiata 24 ore su 24 da un’equipe di professionisti composta da operatori ed educatrici sociali, oltre che personale specializzato in politiche abitative.
Gli utenti, fino ad un massimo di 19, sono individuati da uno staff multidimensionale formato da assistenti sociali di Asp Ferrara, Assp Copparo e operatori degli enti gestori. Si tratta di beneficiari che versano in una delle problematiche classificate come “senza tetto”, “senza casa”, “sistemazione insicura” o ”sistemazione inadeguata”. Nell'ambito del percorso di accoglienza saranno responsabilizzati per partecipare attivamente alla conduzione quotidiana degli spazi, al fine di mantenerli nelle migliori condizioni per chi verrà dopo, oltre che di socializzare e iniziare così un percorso di riscatto mirato ad uscire dal circuito della marginalità. Per questo, oltre alle stanze private, all'interno dell'ex convento sono stati creati ambienti comuni, per favorire la nascita di nuove relazioni nell'ottica di un aiuto reciproco.
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