Carlo Cracco a Ferrara per “La Cena di Gala degli Este” , svelato il menù
Quattro portate pensate dallo chef stellato che in occasione del Gran Banchetto Rinascimentale interpreterà Messisbugo
Ferrara È stato finalmente svelato il menu de “La Cena di Gala degli Este, il Gran Banchetto Rinascimentale” che si terrà il 30 ottobre, dove Carlo Cracco interpreterà il leggendario Cristoforo da Messisbugo.
Saranno quattro le portate: si inizia con la Sella di Coniglio farcita, arancia e uvetta, si prosegue con il Pasticcio d’onore, per poi arrivare al Luccio in crosta alla cannella e concludere con la torta di riso, seguita da caffè e piccola pasticceria preparata dallo chef.
Perché questo menu? La visione di Cracco: «Quando mi hanno proposto di vestire i panni di Messisbugo, la prima cosa che ho fatto è stata aprire i suoi “Banchetti” del 1549. E lì ho capito che non dovevo semplicemente cucinare piatti antichi, ma raccontare un’epoca attraverso i sapori che l’hanno definita».
La scelta del coniglio con arancia e uvetta non è casuale: è l’incontro perfetto tra il territorio ferrarese e quelle spezie orientali che nel Rinascimento rappresentavano lusso e raffinatezza. «È un sapore che abbiamo dimenticato, – commenta lo chef – ma che racconta di quando la cucina italiana guardava a Oriente con curiosità e audacia».
Il Pasticcio d’onore è il cuore pulsante del banchetto. «Qui c’è tutto il senso dello spettacolo che Messisbugo cercava – interpreta Cracco – perché non mangi solo un piatto ma assisti a una rivelazione quando lo apri».
Il luccio in crosta alla cannella è un omaggio al territorio: il Po e i suoi affluenti erano la dispensa della corte. Ma è l’uso della cannella a fare la differenza. «Nel Rinascimento la cannella non era relegata ai dolci come oggi. Era una spezia nobile che esaltava il pesce, creava ponti di sapore inaspettati».
E infine la Torta di riso, dolce e insieme complessa, che chiude il banchetto con la stessa filosofia dell’inizio: ingredienti semplici del territorio. «Ho scelto questo menu perché ogni piatto è un dialogo – conclude Cracco – tra passato e presente, tra il territorio e il mondo, tra la semplicità degli ingredienti e la complessità della loro trasformazione. Messisbugo faceva esattamente questo: prendeva ciò che la terra di Ferrara offriva e lo trasformava in arte».
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