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La ricorrenza

L’istituto Copernico-Carpeggiani di Ferrara ricorda Aldrovandi

L’istituto Copernico-Carpeggiani di Ferrara ricorda Aldrovandi

Una giornata dedicata a Federico, che frequentava proprio l’istituto tecnico. Il padre: «Raccontiamo la sua storia perché le istituzioni difendano la democrazia»

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Ferrara Anche la sua scuola lo ha ricordato. Ieri all’Iis Copernico-Carpeggiani si è tenuta la commemorazione di Federico Aldrovandi a 20 anni di distanza dal suo assassinio. Aldrovandi era infatti uno studente di quarta Perito Elettronico della scuola. Dieci classi del triennio hanno assistito alla proiezione di “È stato morto un ragazzo”, il film documentario pluripremiato realizzato dal giornalista Filippo Vendemmiati, alla presenza dello stesso autore, di Lino Aldrovandi, padre di Federico, e di Andrea Boldrini, presidente del comitato “Federico Aldrovandi”. Al termine del dibattito tra gli ospiti e gli alunni, è stata, infine, posta una targa accanto alla quercia di Federico, che venne piantata nel parco della scuola 15 anni fa.

In apertura di mattinata il dirigente scolastico Francesco Borciani ha chiarito: «Per noi è molto importante la giornata di oggi, non solo perché Federico era un nostro studente, ma perché è stato ucciso da quattro poliziotti, cioè da rappresentanti di istituzioni che avrebbero, invece, dovuto proteggere un ragazzo di 18 anni. È una storia terribile – ha aggiunto Borciani – che bisogna conoscere per comprendere che ciascuno di noi deve difendere gli strumenti della democrazia e pretendere che le istituzioni rispettino il proprio ruolo». Alle domande dei ragazzi sui motivi di condanne tanto lievi per i poliziotti ha risposto Vendemmiati chiarendo che «il film racconta di indagini fatte male e con grande ritardo. Quando si arrivò al processo mancavano tutte le prove, c’era solo una testimonianza e molti speravano che il processo finisse in nulla. È andata diversamente per fortuna ma i poliziotti hanno fatto solo qualche giorno di prigione e, soprattutto, scontata la pena sono tornati in servizio. Non è mai stata tolta loro la divisa. Mele marce, si dice, ma un sistema le ha a lungo difese. È anche il sistema da cambiare».
All’interrogativo di una studentessa, che ha chiesto «come possiamo noi fidarci di istituzioni che provocano e coprono l’assassinio di un ragazzo», ha risposto Lino Aldrovandi: «Quella mattina di vent’anni fa in tanti non fecero il loro dovere, ma vi chiedo di non pensare che la colpevolezza di alcuni individui significhi colpevolezza di tutti. Noi continuiamo a raccontare questa storia perché le istituzioni, tutte, si adoperino affinché fatti come questi non accadano mai più. Perché le istituzioni difendano davvero la democrazia». «Vorrei – ha concluso Boldrini – che non ricordaste questa come una commemorazione, ma come memoria che vive». 

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