Macachi di Unife, indagini chiuse. L’accusa è di maltrattamenti
Il reato è contestato alla rettrice Laura Ramaciotti, al professor Fadiga e al veterinario Scenna: ora la procura di Ferrara si prepara a chiedere il rinvio a giudizio
Ferrara La procura di Ferrara si prepara a chiedere il rinvio a giudizio per il reato di maltrattamento di animali nei confronti della Rettrice dell’Università di Ferrara Laura Ramaciotti, del professor Luciano Fadiga e del veterinario Ludovico Scenna. La vicenda è quella dei cinque macachi tenuti nello stabulario di Ferrara fino all’aprile scorso e ora trasferiti in una struttura in Spagna.
I tre indagati, a cui è stato notificato l’atto di fine indagini che precede la richiesta di rinvio a processo, sono accusati di aver detenuto gli animali «senza necessità» perché «in assenza di qualsivoglia esecuzione di un programma di sperimentazione». I macachi (Clarabella, Archimede, Eddi, Cleopatra e Cesare), scrive il pubblico ministero Andrea Maggioni, erano tenuti «in condizioni incompatibili con la loro natura», sottoposti «a comportamenti e/o a fatiche insopportabili per le loro caratteristiche etologiche, in particolare costringendoli a dormire e deambulare su un generico graticcio di metallo, in uno spazio inidoneo alla semplice deambulazione, in gabbie con ambiente insufficientemente arricchito, senza periodici controlli sanitari e sorveglianza microbiologica, in relativo isolamento, e comunque detenendoli in modo da provocarne stress» fonte di «gravi sofferenze».
Il reato di maltrattamento secondo la procura si configura anche nella soppressione «senza necessità e con crudeltà» del macaco Orazio, avvenuta nel giugno del 2022 «senza, in particolare, rispettare il protocollo» del ministero della Sanità «che prevedeva la iniziale sedazione profonda, quindi infiltrazione di paraformaldeide al 4% per via intracadiaca, provocando un’inutile sofferenza all’animale». Contestazioni mosse agli indagati per il loro ruolo di Rettrice per Ramaciotti, di responsabile del progetto di ricerca per il professor Luciano Fadiga e di responsabile del benessere animale per il veterinario Ludovico Scenna.
L’indagine era nata a seguito di un esposto presentato nel 2021 dalle associazioni Animal Liberation e Limav (Lega Internazionale Medici per l’Abolizione della Vivisezione), assistite dall’avvocato David Zanforlin: «Sono soddisfatto della chiusura indagini – commenta – perché finalmente sarà possibile parlare in modo aperto della nostra posizione, che non è contro la sperimentazione scientifica, ma contro le modalità illegali della sperimentazione». Le associazioni animaliste da parte loro annunciano che «seguiranno l’iter procedurale per poter intervenire come parte civile e supportare la pubblica accusa al fine di ottenere giustizia per i macachi che, allo stato attuale, per quanto noto, sono ospitati presso un’associazione in Spagna ma per i quali, nonostante molteplici richieste di aggiornamento, non si è avuto alcun riscontro».
Si dichiara «particolarmente perplessa» la difesa della Rettrice Laura Ramaciotti, assistita dall’avvocato Marco Linguerri, poiché «i capi di imputazione sono esattamente gli stessi che sono già stati esaminati e ritenuti infondati da ben tre giudici della fase cautelare, compresa la Suprema Corte di Cassazione». Si citano in proposito l’atto con cui il Gip di Ferrara il 22 maggio scorso respingeva la richiesta di sequestro preventivo dei macachi, definendo il quadro indiziario «contraddittorio», non rilevando «alcuna violazione in caso di mancato svolgimento della sperimentazione» e ricordando infine che «le ispezioni/sopralluoghi degli organi competenti si erano sempre conclusi senza rilievi». Si fa poi riferimento alla decisione del Tribunale di Ferrara, il 26 giugno, di respingere l’appello della procura sul sequestro preventivo dei macachi e in cui si definiva la condotta degli indagati «finalizzata a garantire il benessere degli animali». La Cassazione, sottolinea la difesa, aveva poi definito inammissibile il ricorso della procura: «macroscopiche evidenze - conclude Linguerri – che non mancheremo di sottoporre nuovamente all’attenzione della Procura», auspicando che si arrivi «in tempi brevi alla chiusura di questa annosa indagine con una richiesta di archiviazione».
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